L'Italia è anche Andrea e Senad
Per: Società civile
"Chi è libero non può capire che cosa significhi essere tenuti prigionieri e senza aver commesso reati. In carcere conosci la data di uscita. Al Cie non sai per quanto tempo resterai né dove ti manderanno dopo, in un'attesa che distrugge, logora, fa diventare cattivi. Rischi di impazzire.”
Acnandi, 21 anni (rinchiuso nel CIE di Bologna)
Se due persone, nate e vissute in Italia, da genitori stranieri, in grado di documentare la propria vita tutta italiana, si trovassero a non possedere alcuna cittadinanza, potrebbero essere rinchiusi in un CIE.
Non è fantascienza: è un incubo reale che sta accadendo ad Andrea e Senad detenuti presso il CIE di Modena da oltre un mese, senza aver commesso alcun delitto, rischiando, secondo le leggi attuali, di poter essere trattenuti ad oltranza.
L'Italia è anche Andrea e Senad.
Sono nati e cresciuti a Sassuolo, qui hanno studiato e costruito il loro mondo. Ma i genitori, che hanno perso il lavoro e in seguito a questo il permesso di soggiorno, non li avevano segnalati all’ambasciata bosniaca né fatto domanda per naturalizzarli bosniaci entro i 18 anni. Così Andrea e Senad, 23 e 24 anni, si sono scoperti clandestini dalla sera alla mattina, clandestini ma inespellibili perché privi di nazionalità. E da oltre un mese “ospiti” di una struttura peggiore del carcere.
« In questa specie di carcere ci chiamano "ospiti", ma noi non siamo né ospiti né intrusi »: siamo italiani.
L’associazione “Giù le Frontiere” lancia una petizione a favore dell’immediato rilascio di Andrea e Senad e dell’immediato riconoscimento, per loro, della cittadinanza italiana.