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Costituzione di parte civile della Diocesi di Acireale contro alcuni componenti dell’associazione ACCA.

Per: Diocesi di Acireale

LETTERA APERTA A S.E. MONS. ANTONINO RASPANTI VESCOVO DELLA DIOCESI DI ACIREALE
Ecc.za Rev.ma
Questa nostra si rivolge alla Sua persona di Sommo Pastore della Chiesa acese, a seguito dei gravissimi fatti emersi nella comunità di Lavina e nello specifico all’interno dell’associazione laica ACCA. Ora, seppure siamo certi che l’associazione nulla ha a che spartire col mondo Cattolico ufficiale, è altrettanto ineludibile che, poiché la stessa proclamava di operare nel nome e per conto della Croce Santa ed in collaborazione con i parroci succedutisi alla guida della Chiesa di Lavina, l’immagine del mondo cattolico e nello specifico della Diocesi di Acireale rischia di subire un durissimo colpo: definire infernale quanto è accaduto – se i fatti saranno confermati - è poco, per non parlare del dolore infinito inferto alle vittime!
Presunta violazione del segreto confessionale da parte di Padre Orazio Caputo, nessun provvedimento da parte del Vescovo Monsignor Pio Vittorio Vigo investito da fedeli della questione e ammissione che conoscesse i fatti, l’arresto di quattro persone, sono tutti elementi che da fedeli cattolici di questa Diocesi di Acireale, ci spingono a chiederLe di togliere dall’imbarazzo la Diocesi tutta attraverso la costituzione in giudizio come parte civile nel processo che si celebrerà.
I silenzi non sono tollerabili dinanzi a tale scandalo.
Ella si è affrettato a precisare che si tratta di un’associazione non riconducibile alla Chiesa né alla Diocesi e se questo su un piano formale può definirsi corretto, vi sono una serie di considerazioni che non possono né devono essere sottaciute: il fatto che l’associazione si autodefinisse cattolica, che avesse stabile base presso una Parrocchia della Diocesi, che vantasse tra i suoi fondatori un sacerdote molto conosciuto e munito di grande carisma quale il defunto Don Stefano Cavalli (se costui sapesse e soprattutto se avesse reale contezza di quanto accadeva all’interno dell’ACCA probabilmente sarà uno dei punti di maggiore interesse da chiarire, non fosse altro per evitare giudizi controversi su tale figura).
Ella ha recentemente nominato una commissione d’inchiesta interna alla Diocesi per accertare i fatti e – ritengo – l’esistenza di possibili coinvolgimenti di componenti ecclesiali nella vicenda, decisione certamente operata in buona fede ma crediamo che Le sia noto il detto che spesso ha accompagnato tanti misteri, italiani e non, che afferma “quando non si vuole arrivare alla verità si nomina una commissione d’inchiesta”. Ci auguriamo vivamente che in questo caso il luogo comune venga smentito.
Ciononostante noi chiediamo con forza che la Diocesi da Ella condottasi costituisca parte civile contro coloro che subiranno un processo per queste turpi e indegne azioni. Riteniamo che la Diocesi lo debba alle vittime ed ai tanti fedeli - anche quelli che compongono la stessa associazione ed erano in buona fede, auspichiamo siano la maggioranza - che non vogliono neppure lontanamente pensare non solo a connivenze ma neppure ad omissioni, perché nostro Signore ci ha insegnato che si può peccare anche attraverso le omissioni.
E’ un’azione, quella che Le chiediamo, che avrebbe un valore simbolico ma anche sostanziale, visto che come Ella ha precisato, i responsabili sono persone al di fuori dell’ordinamento ecclesiastico e quindi la Chiesa nessuna decisione ufficiale potrà assumere nei loro confronti, anche laddove fosse pienamente riconosciuta ed accertata la loro colpevolezza. Quindi, in questo frangente, solo la giustizia degli uomini potrà infliggere le giuste punizioni in caso di accertamento delle responsabilità.
E soprattutto, facendo quanto Le chiediamo, la Diocesi di Acireale mostrerebbe una vicinanza alle vittime che, ci perdonerà, spesso in vicende simili accadute in altri e diversi contesti è mancata od è stata quantomeno tardiva od insufficiente, proiettando sovente l’immagine di una Chiesa che su certe vicende preferiva girarsi dall’altra parte.
Questo appello proviene da persone credenti che possono dirsi vicine alla Chiesa ed alla Diocesi, ma nello spirito che ci ha portato alla sua redazione esso vuole essere esteso anche a laici e non credenti che si sentono di condividerlo e per i quali la Chiesa resta pur sempre un’Entità nella quale riporre fiducia e che va guardata con rispetto per la cura e l’attenzione che dedica ai più deboli ed ai sofferenti.
Sono queste le ragioni che ci hanno indotto a scrivere e La preghiamo, Eccellenza, di non lasciare inascoltata questa voce.
Giovanni Trovato
Giuseppe Leonardi


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