Stop al caporalato
Per: Parlamento italiano
ADERISCO ALLA CAMPAGNA STOPCAPORALATO
Sfruttare persone in stato di bisogno per farle lavorare a nero, senza
alcun diritto né orario, senza alcuna possibilità di contrattare le
misere paghe: questo è il caporalato, una vecchia forma di schiavismo
che, anche a causa della profonda crisi economica, si sta espandendo in
tutto il territorio italiano. Questa pratica è molto diffusa nei settori
dell’edilizia e dell’agroindustria, dove centinaia di migliaia di
operai e braccianti, italiani e migranti, sono sottoposti al ricatto ed
allo sfruttamento da parte di caporali al soldo delle organizzazioni
criminali.
Allo stato attuale nel nostro ordinamento giudiziario il caporalato non è ancora definito come reato in quanto tale e viene sanzionato per via amministrativa con una ammenda di 50 euro per ogni lavoratore reclutato.
Solo in presenza di aggravanti (quali violenza, riduzione in schiavitù, sfruttamento di minori) scattano l’arresto ed il conseguente procedimento penale.
Per questo aderisco alla CAMPAGNA STOPCAPORALATO, promossa dalla Cgil e
dalle sue categorie Fillea e Flai, per chiedere al Parlamento italiano:
1) di avviare l'iter parlamentare per la discussione e l'approvazione di
un testo di legge che colmi il vuoto legislativo;
2) di riconoscere il caporalato un reato in quanto tale e prevedere pene e
sanzioni adeguate alla gravità sociale ed economica di questo crimine.
Per maggiori informazioni sulla proposta di legge presentata da Fillea, Flai e Cgil si consiglia di consultare il sito www.stopcaporalato.it.