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Per chiedere al PD di votare contro i licenziamenti facili e la modifica dell'articolo 18

Per: Il segretario del PD, onorevole Pier Luigi Bersani

Egregio Onorevole Bersani,

Le scriviamo perché siamo molto preoccupati dalle discussioni e dal conflitto che da mesi attanaglia il suo partito sulle questioni del mercato del lavoro. In particolare siamo molto preoccupati dall’incertezza che regna nel Pd relativamente alla questione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e dei cosiddetti licenziamenti facili.
Tale questione, per ora solo lambita dal nuovo esecutivo Monti, potrebbe diventare centrale in un’annunciata ed imminente riforma del mercato del lavoro e proprio per questo crediamo che il suo partito, principale partito del centrosinistra, non possa non assumere una posizione chiara e precisa rispetto a questo tema. Da mesi infatti il Pd è paralizzato su questa questione dallo scontro tra una maggioranza giustamente ostile ad ogni ipotesi di abrogazione, anche parziale, dell’articolo 18 e una piccola minoranza (che fa capo al senatore Pietro Ichino), fautrice di un progetto di revisione del diritto del lavoro (la cosiddetta flexsecurity), che contempla la possibilità da parte dei datori di lavoro di licenziare liberamente i lavoratori per ragioni economiche e organizzative.
Tale progetto, che parte da un analisi anche condivisibile – l’idea che in Italia esista un mercato del lavoro “duale”, diviso tra chi gode di contratti a tempo indeterminato e tutele decenti da una parte e i precari, i lavoratori a progetto e gli “atipici” dall’altra – giunge però a conclusioni decisamente inaccettabili.
Infatti la cosiddetta flexsecurity propone da un lato di dar vita a un contratto unico a tempo indeterminato per tutti i neo-assunti, ma dall’altro di rimuovere ogni ostacolo alla libertà di licenziamento da parte dei datori di lavoro - fatta salva la cosiddetta “giusta causa” che però, una volta concessa mano libera ai licenziamenti per motivi economici, potrebbe essere agevolmente aggirata dai datori di lavoro.
Appare quindi chiaro che la dichiarata volontà di convertire tutti i contratti atipici in contratti a tempo indeterminato è illusoria: i contratti atipici verrebbero trasformati in contratti a tempo indeterminato a “durata variabile” (dato che nessuno, per usare i termini del professor Ichino, sarebbe più “inamovibile”) e lo sbandierato proposito di stabilizzare tutto il lavoro precario si rovescerebbe di fatto nel suo contrario, cioè in una precarizzazione istituzionalizzata di tutto quel poco che rimane di lavoro stabile per i giovani.
Inoltre troviamo del tutto non condivisibile la reiterata affermazione del succitato professor Ichino e dei suoi “seguaci” secondo cui la colpa dell’assenza di tutele per milioni di lavoratori precari in Italia sarebbe da accreditare ai loro colleghi assunti a tempo indeterminato, come se essi fossero responsabili di tutte le storture del mercato del lavoro italiano.
Riteniamo del tutto ingeneroso l’epiteto di “supertutelati” rivolto ai lavoratori a tempo indeterminato, come se il guadagnare 1200 euro al mese, magari con figli a carico e un mutuo da pagare, fosse una colpa da parte di persone che hanno invece il solo “torto” di godere della sicurezza di un posto stabile, con la conseguente possibilità – preclusa ai più - di costruirsi un futuro, una famiglia e una vita dignitosa.
Le affermazioni dei sostenitori del progetto Flexsecurity ci paiono quindi gravi e paradossali e proveremo a spiegarne il perché con una metafora: è come se in un paese in cui vi sono molte persone malate di polmonite (i precari), si addossasse la colpa della loro malattia alla parte sana della cittadinanza (i lavoratori a tempo indeterminato) e si dicesse che l’unico modo per risolvere la grave epidemia fosse che tutti, anche le persone sane, si ammalassero un po’, che tutti prendessero una qualche forma di influenza (la rinuncia all’articolo 18), come se questo sacrificio fosse necessario per sgravare le persone più gravemente malate della loro infermità. Ci sembra evidente che una tale teoria oltreché ingiusta sia decisamente assurda e insostenibile.
Noi, al contrario, crediamo che fin da ora ci si debba impegnare in una lotta senza quartiere al lavoro precario in tutte sue le forme, senza colpire o colpevolizzare per questo chi ha un margine superiore di tutele.

Purtroppo però, da quanto ci risulta, esistono forti sintonie e consonanze, tra i progetti di riforma del mercato del lavoro al vaglio del ministro Fornero e dell’esecutivo e il progetto flexsecurity. Quest’ultimo peraltro, ancorché sia nato in seno al centro sinistra, ha raccolto molto più consenso a destra che a sinistra: tra le file del Pd lo hanno sottoscritto infatti soltanto 55 senatori, mentre ha riscosso l’interesse dell’intero terzo Polo e del Pdl (e addirittura dell’ex-Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi).
Date queste premesse è quindi lampante che un’eventuale proposta di abrogazione dell’articolo 18 da parte del nuovo esecutivo avrebbe serie possibilità di passare proprio grazie al sostegno del gruppo di parlamentari del Pd vicini alle posizioni del Professor Ichino. Tale eventualità oltre alle prevedibili nefaste conseguenze per milioni di lavoratori italiani, potrebbe produrre una profonda spaccatura all’interno del suo partito.
Per questo crediamo, caro onorevole Bersani, che su questa questione si giochi una battaglia decisiva tanto per il suo partito, che per il nuovo governo, che per tutto il paese. Una battaglia che per il Pd attiene a quei valori profondi di giustizia sociale, di dignità del lavoro, di equità che da sempre sono bagaglio della sinistra, ma che per milioni di lavoratori, soprattutto giovani, riguarda la possibilità di continuare a progettare un futuro, una famiglia, un orizzonte di felicità all’interno dei confini di questo paese.
Per questo, caro onorevole Bersani, Le rivolgiamo due richieste precise:

- Le chiediamo di fare in modo che il suo partito prenda una posizione precisa e netta su questa questione, affermando che mai nessuno dei suoi rappresentanti in parlamento potrà votare per un progetto di legge che comporti una qualche modifica all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

- Le chiediamo che il suo partito accantoni e ritiri per sempre il progetto flexsecurity (v. il disegno di legge 1873/2009) che, oltre a essere potenzialmente dannoso per milioni di lavoratori italiani, rischia di essere causa di conflitti intestini e laceranti all’interno del suo partito e della sinistra italiana

Siamo certi che lei saprà ricompattare il suo partito su questa questione, conscio della portata storica di questo passaggio e della necessità di salvaguardare quel patrimonio nobile di valori e principi di giustizia sociale che da sempre guida la sinistra italiana.
Quel patrimonio che si espresse, per esempio, in quella stupenda giornata di democrazia e partecipazione del 23 marzo del 2002, quando Lei, come milioni di noi, scese in piazza al Circo Massimo a Roma per dire no all’abrogazione dell’articolo 18 e reclamare un futuro di dignità e giustizia per milioni di lavoratori italiani, anche in quegli anni bui del berlusconismo.
Si tratta di una grande battaglia culturale e di civiltà, ma siamo certi che Lei vorrà e potrà vincerla insieme a quanti in Italia vivono e lavorano onestamente e credono che la libertà per i datori di lavoro di licenziare non comporti nessun obbligo ad assumere e non rappresenti nessun incentivo alla crescita e all’occupazione, ma solamente un’inaccettabile ed ulteriore forma di ricatto e minaccia nei confronti dei più deboli e più poveri.


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