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Petizione Abrogazione art. 38 PTRC e Riesame

Per: Regione, Province e Comuni, Consiglieri, Giunte

Il P.T.R.C Veneto (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento) adottato con delibera di Giunta Regionale (DGR) n. 372 del 17 febbraio 2009, ai sensi della Legge Regionale 23 aprile 2004, n.11 (art. 25 e 4), è depositato presso la Segreteria della Giunta Regionale e presso le Province.


PETIZIONE


Con la presentazione della presente raccolta di firme, da parte di cittadini residenti nella Regione Veneto, si intende proporre:

1. La revisione dell'articolo 5 del PTRC e la restituzione dell'autonomia agli Enti Locali (Province e Comuni) nella definizione dei piani strategici su specifiche aree

Il P.T.R.C Veneto di "seconda generazione” è uno strumento che ha come fine ultimo l’ abbreviazione di tutte le procedure volte a sottrarre l’autonomia agli Enti locali, consolidando il neo-centralismo della Regione.
Il PTRC risulta essere un piano “di idee e scelte, piuttosto che di regole, un piano di strategie e progetti, piuttosto che di prescrizioni”. Le norme tecniche al suo interno stabiliscono che “le strategie e i progetti” sono ad appannaggio della Regione, scavalcando così le autonomie degli altri Enti Locali.
La questione emerge fin dai primissimi articoli, infatti basta soffermarsi e leggere l’articolo 5 per comprendere dove sta la ricca polpa del PTRC: nei cosiddetti “progetti strategici”.
In sede di prima attuazione del PTRC sono stati individuati come progetti strategici :
attività diportistica - ambito portuale veneziano - dolomiti e montagna veneta - cittadelle aeroportuali - urban labor di Rovigo - via Ostiglia - le ville di Andrea Palladio - sistema insediativo afferente le stazioni del SFMR e l’accesso alla rete viaria primaria - hub principali della logistica - sistemi difensivi regionali di epoca moderna e contemporanea - città della musica di Verona - progetto culturale e storico della Grande Guerra (ma la Regione si autorizza a inserirne altri) .
Questo quadro strategico denuncia la sottrazione della potestà delle scelte agli istituti rappresentativi della democrazia: è la Regione che decide e al “tavolo delle decisioni” partecipa esclusivamente è il sindaco: il Consiglio, comunale o provinciale, viene delegittimato del suo potere di rappresentanza.
Si chiede, pertanto, una revisione dell'articolo 5 del PTRC volta alla restituzione dell'autonomia agli Enti Locali (Province e Comuni).


2. DEFINIRE da subito i vincoli di tutela del paesaggio, l’ambiente, i beni culturali nel rispetto dell’art. 9 co.2 Cost.

Il PTRC dovrebbe avere capacità regolativa tutelando salvaguardando il territorio.
Tuttavia, come si evince dal prologo delle norme tecniche d’attuazione, la Giunta Regionale, in riferimento ai “vincoli giuridici gravanti sul territorio veneto”, dichiara che provvederà successivamente (tempo indefinito) ad applicare l’unico strumento legislativo che richiede di porre vincoli di tutela del paesaggio, dell’ambiente e dei beni culturali: il Codice dei beni culturali e del paesaggio.
La Regione rinuncia cioè all’unico strumento che potrebbe dare efficacia al piano e a tradurre le intenzioni proclamate in fatti. Non solo. La stessa Giunta promette, disattendendo al suo dovere, che non aggiungerà vincoli di livello regionale a quelli già prescritti a livello statale.
Tale “atteggiamento” è in palese contrasto con uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione che all’art. 9 co. 2 recita “[La Repubblica] Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.” Tale enunciato è di estrema importanza perché contiene un concetto, quello di paesaggio, che ha subito nel corso del tempo una profonda evoluzione e che oggi invece attiene ad un concetto molto più ampio che prende il nome di tutela dell’ambiente. Secondo un principio dello sviluppo economico-sociale la rigenerazione delle risorse non deve compromettere l’ambiente delle generazioni future.
Sembra che questa norma della fonte primaria del nostro ordinamento sia stata completamente disattesa dalla Giunta che, se da un lato auspica una rivisitazione dell’art. 9 che non garantisce una tutela piena dell’ambiente (attualmente oggetto di legislazione esclusiva da parte dello Stato (ai sensi dell’art. 117 co. 2 lett. s) della Costituzione), dall’altro non si preoccupa dell’applicazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio.


3. Abrogazione dell'articolo 38 dal PTRC

L’analisi della situazione urbanistica territoriale del Veneto presenta molteplici elementi di crisi da correggere o rimuovere, quali: modelli abitativi unifamiliari e sparpagliati (lo “svillettamento”, lo sprawl), inefficienza del sistema della mobilità (addebitato all’insufficienza della rete stradale), ruolo assunto dai caselli autostradali (sempre più caratterizzati dalla presenza di strutture del terziario), desertificazione della rete dei centri storici (addebitata all’alto livello dei canoni di locazione e alla concorrenza delle nuove strutture commerciali).
Nel concreto il PTRC si presenta come uno strumento poco lungimirante e anziché trovare soluzioni al servizio del territorio sostenibili sia a livello economico che ambientale, sembra voler accentuare la situazione urbanistica esistente considerando alcuni elementi di crisi come ineliminabili, anzi addirittura li riconosce, non più elementi di crisi,ma segni di vitalità di un sistema che deve essere assecondato, ed allora eccolo a promuovere un’ulteriore espansione urbanistica disordinata (lo sprawl), una desertificazione dei centri storici, un’incentivazione dell’uso tendenzialmente esclusivo dell’auto e un proliferare dei caselli autostradali.
Un’attenzione particolare va rivolta proprio ai “Caselli”, che nonostante a livello europeo si può assistere al loro progressivo smantellamento, in Veneto, gli stessi assumo un ruolo cardine, le nuove polarità da incentivare, individuandone nelle aree afferenti per un raggio di 2Km, la possibilità di realizzo di nuovi progetti strategici controllati dalla Regione e finanziati secondo il modello del progetto di finanza.
Tale intenzione è rivendicata dall'articolo 38 del PTRC sulle Aree afferenti agli accessi alla rete primaria e alle stazioni SFMR che recita:" Le aree afferenti ai caselli autostradali, agli accessi alla rete primaria ed al SFMR per un raggio di 2 Km dalla barriera stradale sono da ritenersi aree strategiche di rilevante interesse pubblico ai fini della mobilità regionale. Dette aree sono da pianificare sulla base di appositi progetti strategici regionali".
In poche righe, come sopra esposto, si stabilisce che a ridosso di caselli, rotatorie di accesso, complanari e stazioni ferroviarie avremo delle aree circoscritte per un raggio di 2Km di raggio, corrispondenti a migliaia di mq se analizziamo l’intera carta Veneta, ove la Regione da il via libero alla cementificazione strategica dei privati, sottraendo alla Provincia ed al Comune, non solo il titolo di autonomia locale ma anche e soprattutto la Terra consegnandola ai privati.
Il principio di non consumare più il territorio Veneto, già stressato a dismisura, e la promessa di una maggior autonomia locale, sono stati chiaramente disattesi e l'applicazione del l'art. 38 avrà, unitamente alle grandi opere infrastrutturali, gravi ricadute sia in termini di debito pubblico che di consumo di suolo, di dissesto idrogeologico, di desertificazione dei centri storici e di speculazione edilizia, motivo per cui si richiede l'abrogazione dello stesso dal PTRC.


CONSIDERAZIONI FINALI

Dall'analisi svolta Il PTRC non presenta alcuna capacità regolativa, non esercita nessuna tutela di ciò che va tutelato, non fa nessuna scelta sulle infinite trasformazioni che si possono compiere sul territorio, anzi ne facilita il consumo e la privatizzazione. Ciò significa che, da un lato, esso costituisce il quadro più favorevole per l’ulteriore scatenamento del capitalismo, intriso di rendita ben più che di profitto, volto annientamento delle risorse (Terra, Aria, Acqua) ben più che dal loro impiego nell’innovazione e in uno sviluppo socialmente, o anche solo economicamente, paragonabile a quello di altri paesi europei. Ed è, dall’alto lato, un quadro nel quale la massima discrezionalità e capacità autonoma d’intervento è centralizzata nelle mani della Regione che, declassando Province e Comuni, si pone quale primo committente dell'economia del Veneto.

Fortunatamente il patrimonio informativo, a cui tutti possiamo attingere, e la delineazione d’una strategia diversa, e alternativa a quella proposta dalla Regione, che ha a cuore la Terra Veneta e la sua tutela è riuscita a sensibilizzare la gente, che riunita in comitati/gruppi/associazioni, si è coordinata e messa in rete, per raggiungere con più voce tutti quegli gli amministratori comunali/provinciali/regionali, che, consapevoli di quanto sta accadendo alle terre venete, intendono promuoversi quali portavoce e svolgere concretamente un'attività di salvaguardia e di tutela del territorio Veneto, attraverso un'azione incisiva in Regione, promuovendo istanze, interpellanze, convocazioni, atte ad ottenere l'abrogazione dell'articolo 38 (contrario ad uno sviluppo urbanistico consono al territorio) e il riesamino dell'intero PTRC, adoperarsi attivamente nel restituire agli Enti Locali l'autonomia e nello studio di nuovi strumenti urbanistici capaci di impedire il compiersi del reato: "Delitto della Terra".


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Petizione Abrogazione art. 38 PTRC e Riesame , per Regione, Province e Comuni, Consiglieri, Giunte è stato creato da: LABC-Laboratorio Civico.
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