Riforma della Legge Elettorale Uninominale-Maggioritaria
Per: Massime Cariche Repubblica Italiana
Al Presidente della Repubblica, On. Giorgio Napolitano
Al Presidente del Senato, Sen. Renato M. G. Schifani
Al Presidente della Camera dei Deputati, On. Gianfranco Fini
Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Sen. Mario Monti
Roma, 18 Gennaio 2012
Appello
per un nuovo Sistema Elettorale
basato su un meccanismo di tipo
Uninominale e Maggioritario con Voto Alternativo Trasferibile.
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Non ci sono dubbi che quello che stiamo vivendo sia un passaggio cruciale della politica italiana, un passaggio che può indirizzare in modo determinante la capacità della nostra società di ritrovare lo slancio di cui è sicuramente capace, ma che le recenti vicende politiche rischiano di compromettere in modo definitivo.
Il nostro paese deve, prima e più degli altri paesi europei, avviare riforme irrinunciabili e non più rinviabili che possono essere realizzate solo in un contesto di ritrovata coesione e responsabilità sociale e politica, riforme necessarie che possono essere realizzate solo da maggioranze ampie e stabili, capaci di fare scelte coraggiose da perseguire negli anni con grande determinazione. Maggioranze non condizionabili da interessi di parte, ma capaci di agire nell’interesse generale della nazione e dei suoi cittadini sovrani.
A questi obbiettivi nessun cittadino italiano dovrebbe essere indifferente, e tantomeno chi è parte di una classe dirigente che ha forti responsabilità di indirizzo e governo a tutti i livelli. Tutto quello che sul piano interno può essere fatto, deve esser fatto perché l’evoluzione dell’attuale quadro politico abbia risvolti positivi e profondamente rigeneratori.
Tutte le persone di alto profilo e responsabilità devono sentirsi decisamente coinvolte nel determinare uno sbocco serio e responsabile allo stallo politico ed economico che dura ormai da troppi anni con responsabilità distribuitie in ogni schieramento politico.
Così come non possono sottrarsi a questa responsabilità i gruppi dirigenti, con i loro presidenti in primis, delle tante associazioni di categoria che difendono gli interessi di imprenditori, artigiani e commercianti ed i gruppi dirigenti dei tanti ordini professionali. Così come non possono sottrarsi i gruppi dirigenti dei sindacati dei lavoratori e di tutte le altre associazioni che a vario titolo agiscono nella società italiana a difesa e tutela degli interessi di categorie e attività.
A tutte queste persone reali, che sono la vera classe dirigente di questo paese, noi diciamo di far sentire la loro voce in modo forte e non rimanere spettatori inattivi del processo in atto, devono essere anche loro i veri protagonisti di questo cambiamento, non possono più chiamarsi fuori. Tutti, come cittadini italiani responsabili, non possiamo più delegare, non possiamo permettercelo più.
Ma in questo momento di inizio 2012, proprio per i tempi ormai strettissimi che ci sono davanti per riuscire ad attuare una riforma condivisa, il nostro appello è, prima di tutto, rivolto alle maggiori cariche istituzionali, perché sappiano capire e comprendere la gravità del momento e sappiano trovare la responsabilità per mettere da parte i motivi di divisione e trovare una soluzione che risolva il grave vulnus democratico che dal 2005 (L.270/2005) , contro la volontà espressa da oltre 24 milioni di italiani nel referendum del 18 Aprile del 1993, ha espropriato gli elettori del potere di eleggere, in modo diretto e partecipato i propri rappresentanti nella Assemblee Parlamentari della Repubblica italiana, tramite collegi uninominali, in un contesto maggioritario.
Un passaggio che è necessario e irinunciabile fare in questo momento, e che è possibile. L’unico passaggio che possa essere in grado di riportare nella guida della società italiana i principi di responsablità richiamati sopra. Il passaggio che riporta in capo al cittadino e alle comunità locali il potere prima di candidare e poi di eleggere i propri rappresentanti nelle assemblee nazionali di Camera e Senato della Republica attraverso collegi di tipo uninominale in un contesto puramente maggioritario.
Con questo obbiettivo è nato il “Comitato 18 Aprile 1993”, con adesioni assolutamente trasversali rispetto agli attuali schieramenti politici. L’obbiettivo alto di riportare la barra del timone verso la responsabilità e la governabilità, il rapporto diretto tra rappresentante e rappresentato (scelgo io il mio rappresentante ed a me deve rispondere del suo operato), la scelta chiara della maggioranza di governo da parte dei cittadini e non da parte di nomenclature di partiti politici (scelgo io, come cittadino, la mia maggioranza) così come il 18 Aprile del 1993 milioni di italiani hanno scelto in un referendum dal valore storico, il cui risultato deve essere difeso da tutti, soprattutto oggi che abbiamo ben compreso le conseguenze nefaste di una legge elettorale (L. 270/2005) che espropria i cittadini del loro potere sovrano.
Oggi, sulla base di una soluzione tecnica ben individuata (già adottata in Australia e Nuova Zelanda), si può finalmente realizzare una convergenza storica su un sistema elettorale di tipo uninominale-maggioritario che mette per la prima volta insieme i fautori del doppio turno (centrosinistra) e del turno unico (centrodestra).
Questo è un evento di carattere eccezionale, e forse irripetibile, che chi è classe dirigente di questo paese non può ignorare, ma anzi deve sostenere con grande forza e determinazione nell’interesse della società italiana, della sua capacità di recuperare competitività istituzionale e produttiva. Come cittadini di questa repubblica chiediamo alle prime cariche dello Stato italiano che si attivino perché almeno i maggiori partiti presenti in Parlamento, in una logica trasversale e condivisa, si facciano carico, in questa legislatura, di questa riforma in tempi certi e brevissimi. Sicuramente entro Giugno 2012, in modo che ogni forza politica possa prepararsi al confronto delle prossime elezioni politiche nazionali in un contesto chiaro e certo.
Alle maggiori cariche istituzionali, alle classi dirigenti di questo paese, nelle persone fisiche dei gruppi dirigenti delle associazioni di categoria, degli ordini professionali e dei sindacati, il ruolo di farsi, in prima persona, alfieri di questa innovativa proposta, come primo tassello delle non più rinviabili riforme istituzionali capaci di dare efficienza alla guida politica di questo paese.
Nessuno può chiamarsi fuori e i tempi sono molto stretti. Ogni mese ancora perso nel rinvio sine die delle soluzioni necessarie e non più rinviabili, fa perdere competitività al paese, fa perdere altri posti di lavoro, fa retrocedere l’Italia nelle classifiche di merito internazionale, allontana investimenti produttivi dall’estero, squalifica tutto e tutti.
Il “Comitato 18 Aprile 1993”, come spazio di confronto assolutamente trasversale sul tema della legge elettorale, è nato per questo, per unire e guidare l’azione delle componenti organizzate dei cittadini e portare avanti una riforma essenziale per ridare slancio al rinnovamento istituzionale e recuperare il senso di Nazione come insieme di cittadini con una cultura e finalità condivise, senza divisioni di parte sulle regole della convivenza comune.
Quella da noi proposta è una possibile soluzione, di grande innovazione, che realizzerebbe in modo automatico, in un solo turno, anche la competizione interna alle formazioni politiche, in sostituzione delle Primarie di Collegio. Naturalmente c’è la nostra massima disponibilità a convergere su ipotesi diverse che mantengano l’impianto Uninominale e Maggioritario per un Bipolarismo maturo ed efficiente, incluso ipotesi di Primarie di Collegio per riportare nelle mani dei cittadini il potere di candidare ed eleggere il proprio rappresentante.
Per il “Comitato 18 Aprile 1993”
Antonio Dainelli
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