per la ratifica della Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico
Per: Governo Italiano
L'Associazione Nazionale Archeologi denuncia la mancata ratifica dell'Italia della Convenzione Europea per la protezione del patrimonio archeologico e, in occasione della tavola rotonda "Il mestiere dell'Archeologo" voluta dall'Università di Bologna e svoltasi sabato 24 settembre presso il Dipartimento di archeologia, ha lanciato una petizione per la ratifica da parte dell'Italia della Convenzione europea firmata a La Valletta il 16 gennaio 1992.
La Convenzione è un documento che ha profondamente influenzato la pratica della ricerca archeologica in Europa: in moltissimi paesi europei ha portato ad una profonda riforma del settore attraverso legislazioni organiche che mettono l'archeologia in grado di stare più facilmente al passo con le esigenze della società moderna.
L’Italia, pur avendo firmato l’atto nel 1992, vent'anni dopo non l’ha ancora ratificato, accumulando in questo modo un notevole ritardo rispetto al resto dell'Unione che sta prodigandosi in grandi sforzi nella programmazione delle risorse pubbliche e private destinate alla ricerca, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale europeo.
Il Trattato è infatti alla base delle più evolute forme di archeologia preventiva che in Europa costituiscono ormai una delle basi principali dell’attività archeologica.
Gli articoli 5 e 6 della Convenzione stabiliscono che le esigenze della tutela delle testimonianze archeologiche devono essere integrate nei programmi di pianificazione territoriale ma soprattutto che le risorse economiche per tale tutela, in tutte le sue forme (indagini non distruttive, scavo dei siti, conservazione dei resti e soprattutto pubblicazione dei risultati), vengano inserite nel bilancio dei lavori sia pubblici che privati e che quindi non gravino necessariamente sui fondi degli Enti pubblici di tutela, dotazioni che si sono dimostrate nel tempo strutturalmente insufficienti.
Nei Paesi che hanno pienamente accolto le indicazioni della Convenzione, sono nate straordinarie opportunità occupazionali nel settore che si sono immediatamente tradotte in centinaia di posti di lavoro per giovani e meno giovani archeologi oltre che in una rinnovata in un evoluzione della professione, in una rinsaldata coesione degli operatori, in una ritrovata dignità professionale.
Per queste ragioni chiediamo al Governo italiano la ratifica del Trattato in tempi rapidi e l'impegno degli organi legislativi ad avviare contestualmente un percorso legislativo condiviso che riordini la disciplina in materia tenendo conto degli articolati interessi che esprimono i diversi attori nel difficile ma fecondo campo del rapporto fra archeologia e pianificazione territoriale.