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Per: Segreterie nazionali di Filcams, Fisascat e Uiltucs

APPELLO A TUTTI I DELEGATI DEL COMMERCIO
e p.c. alle segreterie nazionali di Filcams, Fisascat e Uiltucs

Siamo una rete di delegate e delegati della Filcams CGIL preoccupati per quanto sta accadendo al tavolo di trattativa per il rinnovo del CCNL del commercio. Dopo aver patito la riforma Fornero su pensioni ed ammortizzatori sociali e l’annientamento dell’art.18, con la scusa della crisi economica di un sistema al capolinea storico, in cui le condizioni di vita e di potere d’acquisto dei lavoratori continuano ad essere falcidiate, anche i padroni del commercio oggi in difficoltà pensano di risollevare i fatturati tornando a condizioni salariali e di lavoro di 50 anni fa.

L’elenco delle pretese per recuperare la caduta dei loro profitti non ha limiti di pudore:

- prolungamento dell’orario di lavoro col ritorno alle 40 ore settimanali e cancellazione di 72 ore di ROL annui per la vigenza contrattuale, che significa una riduzione del costo unitario per ora lavorata;
- esigibilità della flessibilità a comando sull’articolazione dell’orario settimanale spalmato 7 giorni su 7, da estendere indistintamente a full-time e part-time, superando decisamente i limiti di 44 ore per 16 settimane sull’orario normale stabiliti dall’art. 125 del ccnl (ecco perché oggi Confcommercio si dichiara disposta a recepire il Testo Unico);
- legare i salari al fatturato delle aziende con l’eliminazione del meccanismo degli scatti di anzianità;
- revisione dei livelli di inquadramento e di classificazione del personale tali da rendere strutturale la possibilità del demansionamento dei lavoratori;
- proposta l’ennesima tipologia di contratto di inserimento, su un settore che naviga nella flessibilità contrattuale, ove si allungano i tempi del passaggio dal V° livello al IV° e si istituzionalizza il sottoinquadramento per i lavoratori disoccupati da ricollocare ed altre perle di questo tipo.

I sottoscrittori di questo appello ritengono che aggiungere alle condizioni dei lavoratori del settore ulteriori misure peggiorative sul CCNL sia irricevibile. Allo stesso modo non è accettabile una gestione solo verticistica di una trattativa così drammatica e decisiva senza uno straccio di mobilitazione. Partecipazione democratica, unitaria, inclusiva e di massa dei lavoratori e recupero paziente e capillare del conflitto azienda per azienda, è ciò che oggi occorre al sindacato per uscire dalla rovinosa crisi di rappresentanza nella quale è finito. Mentre, viceversa, l’aver puntato all’autosufficienza della segreteria, ha prodotto una segmentazione dei tavoli di trattativa che ha innescato nei fatti la concorrenza fra le controparti a fare il meno uno rispetto alla trattativa madre con Confcommercio.

Noi delegati chiediamo con fermezza al sindacato di non recedere da alcun contenuto della piattaforma votata dai lavoratori, che non può essere semplicemente tolta dal tavolo, ma deve restare l'unico riferimento di discussione sul quale non è consentito alcun punto di caduta, dato che al centro della trattativa ci può essere solo la grave crisi che oggi colpisce i lavoratori, e il suo superamento non può, in alcun modo, passare per le ragioni del profitto dei padroni. Nessuno è quindi legittimato a firmare porcate senza il consenso e il voto certificato delle lavoratrici e dei lavoratori del settore. Anzi. Vanno rimessi in discussione e sottoposti al voto anche i precedenti cedimenti in materia di obbligo al lavoro domenicale e i 3 giorni di malattia non pagata.
E ciò deve valere per questo rinnovo contrattuale, come per ogni altro accordo o contratto futuro.

Democrazia, partecipazione, autorganizzazione dei Delegati sono elementi decisivi per affermare una svolta di fondo nelle scelte della Cgil, i soli oggi in grado di contrastare la degenerazione delle pratiche sindacali che si sta velocemente propagando in tutti i settori e al contempo affrontare la crisi, la disoccupazione di massa, la precarietà e l’emergenza salariale da un punto di vista autonomo ed indipendente dei lavoratori.


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