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LA MONTAGNA HA PARTORITO IL TOPOLINO

Per: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA

LA MONTAGNA HA PARTORITO IL TOPOLINO
Circa vent’anni fa quando tutti noi eravamo nel pieno delle forze fisiche e pieni di entusiasmo, molti anche con studi legali che avevano faticosamente avviato, avemmo l’onore di superare un concorso che ci portava a ricoprire dall’anno 2002 il ruolo di Giudice di Pace. Abbiamo lavorato intensamente in questi quindici anni e con i colleghi di tutta Italia, possiamo dire con orgoglio, che abbiamo contributo, in silenzio, ad amministrare la Giustizia, definendo 2 milioni di procedimenti e amministrando la giustizia “a legge Pinto zero” nel rispetto del principio costituzionale della ragionevole durata del processo. Soprattutto per la competenza assegnataci, per le materie trattate, per l’umanità che ci passava davanti, possiamo dire con convinzione, ed in buona fede, di aver lavorato al fine di far conseguire la piena effettività dei diritti delle persone .
Contemporaneamente i viceprocuratori e i giudici di tribunali onorari si accollavano il lavoro della magistratura professionale per evitare il collasso della giustizia e rispondere alle legittime aspettative dei cittadini.
Qualcuno ci ha detto che siamo magistrati di serie B, (come se ci fossero cittadini di serie A e di serie B!). Eppure, nel frattempo che i Magistrati di serie A si occupavano della cause dei cittadini di serie A, vi era e VI E’ una intera umanità, soprattutto quella più indifesa, che veniva (e viene) a reclamare giustizia nell’aule presiedute da Noi magistrati di serie B che, senza diritto alla continuità, con una remunerazione neppure rivalutata agli indici ISTAT, senza usufruire di ferie e tredicesime, senza alcun privilegio, ha continuato a svolgere il proprio lavoro, la maggior parte non solo in maniera professionale ma anche in maniera celere, consentendo a chi riteneva e ritiene di avere un diritto o di essere stata vittima di un abuso, di chiedere legittimamente risposta allo Stato.
Noi Giudici di Pace in questi anni abbiamo lavorato, studiato in silenzio, molte colleghe hanno avuto gravidanze e senza percepire alcuna indennità, dopo tre mesi sono dovuta tornare in servizio pena la decadenza dall'incarico, senza poter mai usufruire di alcun congedo. Moltissimi colleghi si sono ammalati e alcuni di loro sono stati obbligati a tornare al lavoro mentre facevano la chemioterapia. Altri colleghi sono deceduti e le loro famiglie non hanno avuto diritto a corresponsione né di liquidazione né di previdenza. Pur avendo lavorato da vent'anni privi di alcuna garanzia, privi di diritti “fondamentali”, come quelli alla continuità del servizio, alla previdenza, alla tutela della maternità e della salute, ad uno stipendio “dignitoso” e alla pensione, tutti indistintamente abbiamo creduto di lavorare con abnegazione al servizio, innanzitutto, del cittadino, e, poi, di uno Stato che, ne eravamo convinti, prima o poi ci avrebbe riconosciuto il valore del servizio reso.
Ed invece, sebbene anche a livello comunitario si siano cominciati ad accorgere di noi, un esercito di precari che, caso unico in Europa, da 15/20 anni svolgevano il loro ruolo senza avere garanzia di stabilizzazione, senza alcuna assistenza, senza previdenza, sebbene il Comitato Europeo dei diritti sociali abbia denunciato e sancito che le motivazioni dello Stato Italiano sui giudici di Pace “riguardano mere modalità di organizzazione di lavoro e non costituiscono una giustificazione oggettiva e ragionevole per la discriminazione e il trattamento differenziato con la magistratura professionale” condannando l’Italia per violazione della carta sociale, dopo tutto questo ci siamo accorti che lo Stato Italiano, il Ministro Orlando e i governi Renzi e Gentiloni ci reputano un fastidio, una COSA da eliminare gradualmente, nel silenzio generale. E così il 1 giugno 2016, a seguito dell’entrata in vigore del primo decreto attuativo della L.delega 57/2016, senza alcun preavviso è cominciata l’EPURAZIONE DELLA CATEGORIA. Molti colleghi, alcuni di loro addirittura mentre si accingevano a sedersi in ufficio alle loro scrivanie, sono stati fatti cessare improvvisamente dall’incarico, senza alcun rispetto sia delle loro professionalità ma anche senza rispettare gli avvocati e cittadini che aspettavano di avere da loro giustizia. Una modalità che pone in discussione il concetto di Dignità dell’individuo in una Repubblica fondata sul LAVORO, che esprime il benché minimo segno di rispetto dovuto a qualsiasi persona che LAVORI, tanto più nelle condizioni in cui noi Giudici di Pace, viceprocuratori e giudici onorari di Tribunale, abbiamo e continuiamo a svolgere le nostre funzioni.
Ci auguravamo che non fosse emanato il secondo decreto che avrebbe dato atto a questa scellerata riforma. In questi mesi abbiamo protestato con scioperi che portavano alla paralisi dei palazzi di giustizia, abbiamo organizzato manifestazioni sotto i palazzi istituzionali. Stranamente la stampa, i giornali, le televisioni, non si sono accorti di 5000 fantasmi che hanno manifestato sotto la sede del Ministero della Giustizia e del CSM, nessuno si è preoccupato che addirittura la Presidente della Commissione Europa Cecilia Wikstrom nel marzo 2017 abbia inviato una lettera al Ministro Orlando ammonendolo dell’illecito trattamento riservato ai giudici di pace ( e quindi anche ai magistrati onorari) in quanto “Il Giudice di Pace riveste un ruolo centrale ed insostituibile per garantire ad ogni cittadino italiano e comunitario il diritto a un ricorso effettivo davanti a un giudice imparziale e lo svolgimento di un processo entro un limite ragionevole”, e minacciando l’Italia della sicura apertura della procedura di infrazione con conseguente applicazione di una pesante sanzione pecuniaria che, purtroppo, pagheranno i cittadini italiani.
Il 4 maggio 2017, nonostante tutto, la montagna ha partorito il topolino.
Sempre nel silenzio generale il Ministro Orlando e i burocrati del Ministero hanno pubblicato lo schema del decreto attuativo che mira a cancellare un Ufficio virtuoso come quello del Giudice di Pace, mira a cancellare e/o mortificare anche la categoria dei viceprocuratori e giudici onorari del tribunale che hanno sostenuto i magistrati togati supportandoli quotidianamente nel loro lavoro (quello si retribuito e tutelato), mira soprattutto a cancellare una generazione di professionisti tra i 45 anni e i 60 anni non in grado, per età, di ricollocarsi nel mondo del lavoro e per questo destinata a subire un tracollo economico con inevitabili ripercussioni sull’intera comunità. Un decreto che non lede solo la nostra Dignità e professionalità, ma non ha in alcun conto i diritti sacrosanti dei cittadini, affidandoli ad un nuovo esercito di precari occasionali CHE PER 600/700 EURO DA CORRISPONDERE OGNI TRE MESI (perché NOI E LE NOSTRE FAMIGLIE MANGIAMO OGNI TRE MESI!!) dovrebbero fare il lavoro già retribuito (sic!!) dei giudici professionali, ma non più come magistrati bensì come abili segretari diretti come burattini per sopperire alle carenze altrui.
QUESTA RIFORMA VERGOGNOSA NON CI RIGUARDA
Non accettiamo una riforma che viola l’art. 101 della Costituzione e che viola il principio di terzietà e imparzialità del Giudice retrocedendo chi, soggetto periodicamente a verifiche, da almeno 12 anni svolge funzioni giurisdizionali, pronunciando sentenze in NOME DEL POPOLO ITALIANO, annullando o convalidando atti del Prefetto in materia di espulsione di immigrati, lavora con assoluta autonomia di giudizio senza che un terzo impartisca specifiche direttive!
Questa legge delega una volta attuata porterà un caos che durerà almeno dieci anni. Noi prevediamo che per i primi 5 anni si produrranno gli effetti peggiori con delle modifiche sostanziali all’interno del Tribunale e con la definitiva eliminazione dell’ufficio di primo grado ovvero dell’ufficio che tutela i diritti primari dei cittadini.
La portata dei provvedimenti porterà a decisioni incontrollabili, che porteranno inevitabilmente ad un’alta percentuale di impugnazione con conseguente ingolfamento delle Corti d’appello. Nel frattempo come diceva una meravigliosa canzone di Lucio Dalla “qualcuno sparirà”, ovvero molti studi legali piccoli e medi spariranno perché non potranno arginare con la clientela l’incertezza del diritto. Contemporaneamente il cittadino medio abbandonerà l’idea di vedere tutelati i suoi diritti e un po’ come è successo con altri tipi di contenzioso preferirà rinunciare alla tutela dei propri diritti, perché come diceva Bukowski “E non è vero che ci si abitua si è sempre più stanchi semplicemente “
Noi siamo stanchi, dopo tanti anni, di bussare a porte sempre chiuse o di chiedere risposte vere sulla nostre sorte e vedere sguardi ignavi che abbassano gli occhi perché non hanno il coraggio di dire che hanno deciso che NON SERVIAMO PIÙ e che non vogliono riconoscere il lavoro che ABBIAMO svolto in questi anni. Siamo stanchi di domandarci ogni giorno se a questo punto ne sia valsa la pena di sacrificare il tempo da dedicare alla nostra famiglia, piuttosto che passare ore a studiare fascicoli per capire se era legittima o meno una pretesa di un cittadino. Siamo stanchi di dire a questa nostra testa ancora onesta che, tutto sommato, è stato corretto andare in ufficio il 24 dicembre per accertare se era giusto convalidare l’espulsione di un immigrato! Siamo stanchi di vedere ogni giorno negli occhi degli altri colleghi, unica fonte di reddito per la loro famiglia, la paura di perdere il lavoro per il quale hanno sacrificato tutto e senza il quale non saprebbero più come far crescere onestamente i loro figli. Siamo stanchi di vedere alcuni colleghi che per la paura dell’incerto si sono sentiti costretti ad adattarsi ad altri tipi di lavoro che gli hanno spento la luce negli occhi. Siamo stanchi di urlare che LA GIUSTIZIA NON PUO’ ESSERE AMMINISTRATA DA UOMINI E DONNE SENZA DIRITTI.
Papa Francesco ha detto “Il lavoro è importantissimo sia per la persona stessa che lavora sia per la sua famiglia….E dobbiamo impegnarci ciascuno con la propria responsabilità a fare in modo che il lavoro sia degno, sia rispettoso della persona e della famiglia, sia giusto…niente lavoro in nero, niente sotterfugi” e ha aggiunto perché il lavoro nero “può diventare una catena che toglie la libertà di seguire Gesù”.
Uno Stato degno di questo nome non può buttare come carta straccia dei suoi cittadini che lo hanno servito per più di vent’anni con ONESTA’ e LEALTA’, anche NOI abbiamo diritto ad essere riconosciuti come lavoratori nel rispetto del ruolo e della funzione che abbiamo svolto, uno Stato giusto non può giustificare l’assenza di tutele sul presupposto che Noi siamo magistrati onorari quando di onorario non c’è nulla nella nostra figura, avendo tutti noi fatto un concorso ed essendo soggetti a tutti i doveri di un magistrato professionale.
Oggi noi sappiamo chi sono i responsabili di questa riforma vergognosa e poichè siamo quelli che credono ancora nella Giustizia, VOGLIAMO CHE TUTTI COMPRENDANO CIO’ CHE SI STA PONENDO IN ATTO. VOGLIAMO CHE I CITTADINI SAPPIANO CHE GRADUALMENTE VOGLIONO ABITUARCI ALLA PERDITA DEI DIRITTI E DELLE TUTELE. VOGLIAMO CHE GLI AVVOCATI SAPPIANO CHE LA DEGIURISDIZIONALIZZAZIONE E’ L’ANTICAMERA DELL’ANNICHILIMENTO DELLA FUNZIONE DELL’AVVOCATURA! VOGLIAMO CHE TUTTI SAPPIANO CHE LO STATO HA DECISO DI TOGLIERE IL LAVORO NON A 5000 PERSONE E ALLE LORO FAMIGLIE, MA A 5000 SERVITORI DELLO STATO!
QUESTA RIFORMA VERGOGNOSA NON CI RIGUARDA
NOI NON FERMEREMO LA NOSTRA PROTESTA PERCHÉ NON COMBATTIAMO SOLO PER SALVAGUARDARE I DIRITTI DELLA CATEGORIA MA PER SALVAGUARDARE l’INDIPENDENZA E L’EFFICIENZA DELLA GIUSTIZIA ITALIANA, PER SALVAGUARDARE LA DIGNITA’ DEL LAVORO.
NOI VOGLIAMO CHE IL CSM E IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA INTERVENGANO QUALI GARANTI DELLA COSTITUZIONE

PERCHE’ L’ART. 1 DELLA COSTITUZIONE DICE CHE L’ITALIA E’ UNA REPUBBLICA FONDATA SUL LAVORO E QUESTO GOVERNO DEVE RISPETTARE LA COSTITUZIONE
DEVE RISPETTO AI SUOI CITTADINI
DEVE RISPETTO A CHI HA SEMPRE LAVORATO CON ONESTA’ E LEALTA’.

Diceva Roosevelt “la vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica e senza Indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la vera pasta di cui sono fatte le dittature”.
Napoli 08 maggio 2017
IL DIRETTIVO
COORDINAMENTO MAGISTRATURA GIUSTIZIA DI PACE



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