La traduzione ai traduttori
Per: Direttore del quotidiano "La Stampa"
Gentile Direttore,
con riferimento all'editoriale “Capire il Mondo, la sfida chiave dei nuovi Usa”, da voi pubblicato in data 17 marzo, non possiamo non dirci amareggiati nel constatare che la traduzione non è stata affidata a un professionista specializzato, ma a una giornalista della vostra redazione. Il fatto non sarebbe di per sé rilevante, se il risultato fosse accettabile; purtroppo non è così.Crediamo che la pubblicazione di un articolo non solo goffo nella resa italiana, pesantemente schiacciata sul testo inglese (“La politica estera non ha quasi giocato alcun ruolo nelle elezioni...”), ma anche costellato di errori talvolta gravi (“i Paesi dovrebbero essere consapevoli della richiesta di cambiamento” invece di “dovrebbero essere guardinghi/cauti di fronte alla richiesta di cambiamento”, o ancora “Gli Stati Uniti dovranno fronteggiare un aumento delle risorse energetiche di molti altri”, quando invece si tratta di “power resources”, ovvero di potere, come giustamente tradotto nelle righe seguenti) non renda un buon servizio a una testata di grande prestigio come quella che lei ben dirige; né depone a favore del nome della giornalista che se ne è occupata, esponendola a facili critiche e riducendone la credibilità, quando i suoi meriti e le sue competenze in ambito giornalistico meriterebbero invece il massimo rispetto. Ma soprattutto umilia la professionalità dei moltissimi traduttori italiani, primi fra tutti i più giovani che, dopo aver faticato per conseguire una laurea specialistica in traduzione, spesso trovano la strada sbarrata da un mondo che sempre più confonde le conoscenze linguistiche con le competenze traduttive.
Decidendo di affidare a un professionista le prossime traduzioni renderebbe un ottimo servizio al suo giornale, alla categoria un po' misconosciuta dei traduttori e, soprattutto, ai suoi lettori. Saranno in molti ad apprezzare.
