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ABOLIZIONE OBBLIGO DEL TACCO SUL LAVORO E ABOLIZIONE DIVIETO DI SEDERSI

Per: Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali

Chiediamo l’abolizione dell’obbligo di indossare scarpe col tacco sul lavoro.
Chiediamo anche l’abolizione del divieto di sedersi (anche per pochi secondi) durante le otto ore lavorative o più, con o senza tacco.

L’abolizione dell’obbligo del tacco sul lavoro è già stata approvata in paesi esteri come è stata recentemente approvata, ad esempio, in Inghilterra.

I lavori che in genere richiedono questo obbligo sono quelli di hostess, hostess-modella, hostess-promoter, commessi/e, ecc. per lavori dipendenti e lavori a chiamata. L’obbligo del tacco, insieme a quello di indossare gonna e calze, grava naturalmente solo sulle donne.

In merito a questo ricordiamo due articoli della costituzione italiana:

Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono EGUALI DAVANTI ALLA LEGGE, SENZA DISTINZIONE DI SESSO, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 37.
LA DONNA LAVORATRICE HA GLI STESSI DIRITTI e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni CHE SPETTANO AL LAVORATORE.
Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.

Generalmente è addirittura RICHIESTO DI COMPRARSI DA SOLI LE SCARPE COL TACCO (in genere le scomode “decolté”) e la propria divisa come indicato obbligatoriamente dall’azienda o dall’agenzia, SENZA ALCUN RIMBORSO, spesso rischiando di comprare scarpe scomode e di doverle ricomprare, cosa economicamente sconveniente per i lavori a chiamata di un giorno o due. Aziende e agenzie indicano altresì la possibilità di acquistare scarpe con un tacco basso, ad esempio di 2 cm, ma questo comporta una tortura fisica ugualmente ingente. Per non parlare poi del divieto di indossare i calzini insieme alle suddette scarpe aperte d'inverno.

A molte persone ne derivano PROBLEMI ALLE GAMBE, AI PIEDI, ALLA SCHIENA E MAL DI TESTA originati da questo tipo di obbligo e/o questo tipo di divieto. MOLTI HANNO GIÀ DI PER SÉ PROBLEMI FISICI legati a conformazione fisica o operazioni chirurgiche, obesità, ecc. ma non essendo persone diversamente abili o con gravi problemi di salute non sono tutelate in alcun modo da questo punto di vista, per cui questa TORTURA FISICA grava ancor di più su di esse.
Non è impossibile, né è antiestetico, né diminuisce il rendimento del lavoro, né comporta un grosso costo, impiegare un misero sgabello di pochi euro alla propria postazione, da poter sfruttare qualche secondo durante i minuti, o le ore, in cui non vi sono clienti di cui occuparsi o nient’altro da fare. In questo modo evitiamo, come è risaputo, che le persone scappino a SEDERSI SUGLI ANTIGIENICI WC o altrove, di nascosto, omettendo assistenza ai clienti!

Tra chi lavora anche senza il tacco, ci sono ovviamente diverse soglie del dolore per dover stare in piedi: ad esempio, commessi e baristi che camminano e si spostano all’interno del punto vendita non soffrono tanto quanto coloro che devono stare in piedi immobili nella stessa postazione larga un metro quadro o due e che non hanno modo di variare la pressione del proprio corpo sul piede (figuriamoci col tacco). Anche nel campo della moda, e dello spettacolo in generale, c’è l’obbligo del tacco, ma con questa differenza: nei lavori precedentemente indicati le donne stanno generalmente otto ore in piedi, mentre una modella non sfila otto ore su una passerella, ma soli pochi minuti, e una fotomodella lavora generalmente poche ore e ha modo di mettersi a sedere e riposarsi, se non è che il servizio fotografico comporta già posizioni sedute. Quindi LA PETIZIONE È RIVOLTA SOPRATTUTTO AI LAVORATORI CHE HANNO L’OBBLIGO DI STARE IN PIEDI PRESSOCHÉ IMMOBILI NELLA STESSA POSTAZIONE L’INTERA GIORNATA LAVORATIVA, E ALLE LAVORATRICI CHE IN PIU' INDOSSANO IL TACCO.

Per ricordare quanto sia dura questa realtà, basta anche pensare semplicemente a quanto soffrono le donne quando passano una serata col tacco, dove addirittura possono sedersi e riposare i piedi quando raggiungono il limite di sopportazione o quando lo ritengono opportuno! Se tale petizione in Italia, a differenza di altri paesi, sembrasse insensata, invitiamo uomini e donne a fare prima una vera PROVA PRATICA: provare a stare in piedi coi decolté col tacco, o altre scarpe aperte come le ballerine (magari senza calzini a febbraio), cinque giorni in un due metri quadri, magari anche senza pausa pranzo con orario continuato e pausa di soli 10 minuti, in concomitanza col divieto di appoggiarsi a qualsiasi cosa (clausola prevista dai contratti di lavoro), poi in seguito giudicare.
Se non avete un altro lavoro a portata di mano o non siete alla fame siete costretti a licenziarvi prima del quinto giorno.

Chiediamo almeno l’abolizione dell’obbligo del tacco, finalmente anche in Italia!


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