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ANNULLAMENTO SELEZIONE TFA

Per: Ministero P.I.

Terme Vigliatore, 27/08/12


Onorato Ministro dell’Istruzione Profumo,
La sottoscritta Grasso Elena, a nome di coloro che sottoscrivono la presente petizione, e che hanno partecipato ai test di selezione ai TFA, dichiariamo il nostro dissenso circa le modalità con cui avvengono le selezioni del personale docente nella scuola italiana.
In seguito alla esperienza di partecipazione al concorso di ammissione ai corsi suddetti, proponiamo alla Vostra Persona, non semplicemente di rivedere l’esito individuale dei test, poiché così si farebbe presto a dichiararne chiuso il caso, ma di annullare una prova che, a nostro avviso è risultata essere un fallimento, non solo e soltanto in termini contingenti, ma anche dal punto di vista strutturale. Ci spieghi Signor Ministro, come mai persone con una preparazione idonea e, dopo un anno di duro studio, non hanno raggiunto il punteggio minimo di 21, mentre gente con una scarsa, o quasi nulla preparazione, non hanno riscontrato difficoltà a superare i test?
Nello specifico, facendo un sondaggio veloce, ci si accorge che con un mese di studio, o poco meno, non è stato difficile affrontare l’esame; persone che pensavano di aver speso i soldi dell’iscrizione inutilmente, hanno invece avuto riscontro positivo dai risultati, mentre altre che erano in attesa da circa un anno, prendendo le dovute precauzioni, acquistando testi e approfondendo le proprie materie, hanno ricevuto in cambio una non ammissione ai test. Le sembra il modo, Signor Ministro di valutare la preparazione di un futuro docente? Noi non siamo numeri e nemmeno test a risposta multipla; come si fa a giudicare in questo modo, da una semplice crocetta, la predisposizione di un individuo all’insegnamento, ovvero la capacità di interagire costruttivamente con gli alunni per formarli nella crescita come cittadini del domani?
Inoltre, non condividiamo l’idea avuta di rivedere le risposte e le domande dei test, e i relativi risultati, poiché risulta indubbia l’obiettività dell’intervento fatto, vista la sfiducia che hanno nutrito le attività di organizzazione dei test da parte di personale dalla dubbia competenza, pertanto chiediamo maggiore trasparenza, se non addirittura l’annullamento degli stessi.
Basta con i giochi sporchi! Noi non siamo bestie da soma e vogliamo rispetto! Basta con le ingiustizie, noi vogliamo competenza! Si era parlato tanto di avviare una soluzione che desse valore al merito! E’ questo secondo Lei, il criterio di giudizio di una persona valida? E’ questo la modalità di comprendere se un insegnante ha il diritto o meno di entrare in aula e svolgere una lezione?
Caro Ministro, dagli anni di esperienza come insegnante privato, personalmente, ho imparato molto più che un quiz a domande chiuse; è deleterio, dopo anni di lavoro con ragazzi, spesso con disagi umani notevoli, vedersi seduta davanti ad un foglio scarabocchiato da gente che formula domande da scuola elementare. Ciò che insegna l’università, caro Ministro, non si risolve certamente nella perentorietà delle nozioni; Lei capisce quando dico questo. Si tratta invece di un percorso diverso, o dovrebbe trattarsi di ciò, formulato secondo i criteri più ampi della formazione critica dello spirito e dell’approccio maturo alla conoscenza.
Tutti quanti noi, saremmo in grado, ritengo, di imparare a memoria, o quasi, la storia dell’impero carolingio per poi informare una classe di un istituto sui fatti accaduti e le date in cui sono successi i fatti. Ma, chi è veramente in grado di “informare formando”, chi è veramente predisposto al nobile, ormai vituperato, mestiere di insegnante?
Dalle mie esperienze come insegnante privato, osservando i ragazzi durante il tempo del loro studio, da loro, ho imparato molto di più da ciò che da anni ci proponete come percorso, direi ormai infinito percorso, che conduce all’attività di insegnamento, e non ci sono voluti tutti gli anni che il ministero ha predisposto come tempo di preparazione. Ciò di cui i ragazzi hanno bisogno, non sono nozioni ma motivazioni allo studio, e l’interesse a sapere, un sapere che ormai la scuola estremamente tecnicizzata e disumanizzata non riesce più a dare. Che importa, signor Ministro, parlare in classe quando non c’è empatia tra il docente e i suoi allievi, che importa alla società di domani che si preparino i ragazzi a superare gli esami senza un’adeguata conoscenza della vita, fonte di ogni azione morale e umana?
Il vero maestro non dovrebbe essere colui che ha il dovere di seguire ogni suo discepolo nella crescita e generare interesse? Non dovrebbe trasmettergli curiosità e passione del sapere, rendendolo attuale e riflessivo?
Il sapere deve affascinare, e per fare questo lo si deve amare. Quale traccia di tutto ciò vi è nel modus operandi della selezione dei docenti?
Come direbbe Kant: “Noi non vogliamo insegnare la logica, vogliamo insegnare a pensare”, e trasmettere un pensiero strategico. Oggi il modo di valutare le competenze del docente scolastico non tocca nessuno di questi punti, come mai, dato che risulta urgente in un modo mai vissuto prima, cogliere e accogliere le anime di quei ragazzi che nella scuola spesso si sentono dispersi in un vuoto esistenziale senza precedenti? Risulta obsoleta e fuori tempo la soluzione che Voi, come Ministero dell’Istruzione, proponete, semplicemente perché altre sono le esigenze della scuola la quale, malgrado e, forse purtroppo, sta sostituendo la famiglia come fonte di educazione primaria. Nella scuola si passa così tanto tempo, che si sente forte l’esigenza di un’interazione efficace tra docenti e discenti, l’urgenza di accogliere i loro disagi e problemi che oggi li affliggono come non mai. Vogliono sentirsi forti e protagonisti, leader indiscussi del loro microcosmo, a cosa mai serviranno le nozioni fini a se stesse?
Per tale motivo chiediamo alla vostra Onorata Persona non solo di abolire lo scempio di imprecata incapacità di valutazione che è trasparsa dai test appena svolti, ma addirittura di rivedere l’intero sistema di selezione e scelta dei candidati alla docenza scolastica. Abbiamo già dato tanto, studiato con spirito critico all’università, acquisendo le nozioni necessarie per andare oltre lo stesso nozionismo, perché ancora indugiare su un tale sistema? E’ deleterio, soprattutto per coloro che hanno ottenuto la lode alla discussione della tesi, impelagarsi ancora in questioni di sapere mnemonico. Siamo andati oltre Signor Ministro ed abbiamo l’esigenza di essere valutati per le nostra maturità e preparazione, come guida umana e maestri di vita innanzitutto.
Dopo il TFA il concorso a cattedra, ovvero, un ritorno indietro! Con l’unica variante che per parteciparvi, vi è un passaggio propedeutico, il tirocinio appunto! Ma è da folli, pensare di vendere la nostra anima ai libri e alle nozioni che già abbiamo passato e ripassato milioni di volte! Perché di questo si tratta, dato che non risulta dalle precedenti SISSIS un approccio pratico utile al mestiere di insegnante, ma una ripresa delle argomentazioni acquisite all’università! E come potrebbe essere altrimenti, se ad insegnare in questi corsi non sono altro che i docenti universitari, persone divenute così familiari, che ricordano le vecchie maestre della scuola elementare? Volete la nostra anima, oppure volete altre vite spezzate, depressioni , potenzialità, ed energie sprecate? Cosa dovrebbe fare, secondo Lei, una persona che sente di avere la vocazione dell’insegnare agli altri e formare? Se non ha speranza di vedersi giudicato per ciò che sa dare in termini di umanità e di etica, oltre che di informazione, credo ci sia poco da fare, e non rimane che scegliere fra due strade: o la fuga dalla propria terra oppure l’assuefazione totale e la rassegnazione ad un sistema malato. Ma perché optare fra queste due vie, se ne esiste un’altra, e se esiste perché non metterla in campo, Lei che ha il potere di farlo mentre noi no? Cosa proverebbe se Suo figlio/ figlia, fosse costretto, e non per diletto o per frequentare università esclusive e costose, ad andare via per sempre in un terra più ospitale, da cui possa sperare il meglio, quando invece suo desiderio sarebbe quello di rimanere, cercando di apportare miglioramenti alla società nella quale è nato? Io credo proprio che un padre si dispiacerebbe, ma non solo. Anche la società se ne dispiacerebbe, poiché è vero che le energie positive che ormai vivono all’estero da anni, rappresentano una possibilità mancata per la nostra terra. Se ne rende conto di tutto ciò, oppure continuiamo a mettere la testa sotto la sabbia e guardare lontano, all’Europa senza costruire un’Europa più vicina a noi, a casa nostra?
Chi dobbiamo favorire, Le chiedo signor Ministro, le lobby universitarie, il sistema economico, o le generazioni future verso le quali abbiamo una grande responsabilità e per le quali siamo chiamati e obbligati ad agire?
Vogliamo altro, ma soprattutto vogliamo che la scuola non finisca in questo modo! A nome di tutti coloro che condividono la presente, chiediamo una risposta concreta alle esigenze suddette, e chiediamo che la petizione non venga ignorata!
Cordiali saluti
Grasso Elena


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