GLI ASILI NIDO PRIVATI DI ROMA .. MUOIONO!
Per: Sindaco di Roma, Governatore Regione Lazio e altri
APPELLO PUBBLICO
GLI ASILI NIDO PRIVATI DI ROMA .. MUOIONO!
Nella più totale indifferenza di politici e pubblici amministratori
Roma, li 27-02-13
Alla C.A :
Sindaco di Roma
Governatore Regione Lazio
Dr. Gianluigi De Palo - Assessore alla Famiglia e all’Educazione - Roma
Dr.sa MariarosaTurchi - Dir. Dip. Servizi Educativi e Didattici - Roma
Questo appello disperato è indirizzato a tutti coloro che realmente, e non solo a chiacchiere pre-elettorali, considerano le diverse centinaia di strutture private che a Roma erogano, in convenzione o meno con il Comune, servizi socio-educativi come Asili Nido o Spazio Be.Bi. come un bene imprescindibile per lo sviluppo della nostra società.
Tali strutture sono sull’orlo del fallimento, e questo non per le scarse capacità imprenditoriali e professionali di coloro che vi lavorano, ma tutta una serie di azioni o, peggio, non-azioni imputabili agli organismi pubblici di riferimento.
Si spera con tale appello, sottoscritto da proprietari, educatrici, personale ausiliario ma anche genitori, di sensibilizzare qualche persona che “può” fare qualcosa (in primis i destinatari dell’appello) affinché si intervenga quanto prima prima che sia troppo tardi.
Premessa
Ogni anno nella sola Roma decine di migliaia di famiglie non riescono a trovare per i propri figli un posto negli asili comunali.
Per tale ragione, e per cercare di allinearsi ai parametri minimi richiesti dall’Europa come copertura domanda-offerta, più di sette anni orsono l’ex sindaco Vetroni diede modo ad Asili Nido privati di aderire ad un apposito e molto selezionante programma di convenzionamento con il Comune, permettendo alle tante famiglie iscritte alle lunghe liste di attesa pubbliche di trovare un posto per i propri figli presso strutture convenzionate.
Oltre 220 strutture in pochi anni aderirono a tale programma di convenzionamento, mettendo a disposizione del Comune circa 4.000 posti.
Ebbene, inspiegabilmente, sotto la giunta Alemanno a tale programma di convenzionamento, ma direi a tutto il sistema dei servizi privati di Asili Nido, sono state inferte delle vere e proprie coltellate che rischiano di far morire una rete di piccole imprese solitamente gestite da giovani donne che, e oggi più che mai va sottolineato, danno lavoro a non meno di 1.500 tra educatrici, personale ausiliario, cuoche, ecc..
Quali le cause di tale morte annunciata?
Di seguito proveremo a descriverle per punti.
Problematiche in essere
1) Tariffe di convenzionamento
Le strutture “private” che hanno aderito al programma di convenzionamento del Comune perseguono, come è giusto che sia, la logica del profitto, pur avendo deciso di operare nel sociale e a supporto della Pubblica Amministrazione. Senza vergognarsene (.. oggi non è più un peccato ..) una struttura privata per poter sopravvivere deve a fine gestione avere un saldo positivo tra entrate e uscite. Se ciò non è, la struttura chiude i battenti o attua politiche di contenimento dei costi che possono comportare licenziamenti o paurosi abbassamento nella qualità dei servizi erogati.
Ebbene, rispetto al business plan che ogni imprenditore inizialmente fece (per validare la opportunità o meno di aderire al programma di convenzionamento), le tariffe a suo tempo definite dal Comune sono state a luglio 2010 ingiustificatamente e drasticamente ridotte, e questo con una decisione unilateralmente presa dal Comune e comunicata alle strutture private solo pochi gg. prima della riapertura post-estiva. Costretti quindi ad accettare ob torto collo, le strutture si sono viste sottrarre per ogni posto bimbo in convenzione circa 55€ che per un asilo di medie dimensioni (20 posti) equivale quindi ad una perdita netta di oltre 1.100€ mese, equivalente allo stipendio di una educatrice. Per bilanciare il rapporto entrate-uscite le strutture avrebbero dovuto, non potendo ne volendo abbassare il livello di qualità previsti dal disciplinare sottoscritto, licenziare il 25% del personale impiegato. Ed invece gli imprenditori in questione firmarono e allo stesso tempo non licenziarono, cercando di stringere la cinghia e di fare delle economie che permettessero comunque di andare avanti nel rispetto dei parametri di qualità richiesti dal disciplinare.
Si fa presente che le tariffe oggi applicate per il programma di convenzionamento sono ben al di sotto di quelle indicate da recenti studi del CNR e del CNEL come livelli di prezzo minimo per poter garantire la piena qualità del servizio. Quindi, in altri termini, il Comune applica condizioni tariffarie che possono spingere le strutture private ad operare al di fuori di una qualità minima (ma parlando di bambini si dovrebbe dire “massima”) garantita, e questo in netto contrasto con le leggi dello Stato italiano che impediscono ad una P.A. di applicare verso i propri fornitori prezzi al di sotto dei valori “equi” di mercato.
2) Ritardi pagamento
Sempre in un’ottica di sostenibilità economica delle strutture, la convenzione sottoscritta dagli asili nido privati cita in “60” i giorni il “massimo” ritardo possibile per il pagamento delle fatture emesse, un limite quindi estremo ed eccezionale al quale tutti i firmatari del convenzionamento hanno sperato di non dover mai giungere. Ed invece tale limite è con il tempo diventato un limite “minimo”. A riprova di ciò, basti sottolineare che in data odierna i pagamenti del mese di novembre, fatturati dalle strutture in data 1dicembre 2013, non risultano per molte strutture ancora pagati (con circa 90 gg di ritardo)..
E spesso per compensare tali ritardi il Dipartimento promette di pagare prima la fattura del mese seguente, adducendo il presunto “favore” di due pagamenti in uno (es. Novembre + Dicembre in unica soluzione). Facendo ciò il Comune non tiene in debita considerazione il fatto che gli stipendi del personale vanno invece garantiti “tutti i mesi”, così come pure per gli affitti, i fornitori, ecc..
Non solo, oltre al danno anche la beffa. Il Comune infatti, pur pagando con ritardo i servizi erogati, pretende che i datori di lavoro privati paghino con regolarità il proprio personale, andando ogni mese a verificare la situazione, tramite Durc, dei contributi versati. E non c’è da stupirsi se qualche imprenditore possa alla fine essere spinto a versare regolarmente i contributi previdenziali piuttosto che garantire il puntuale pagamento degli stipendi, risultando così per il Comune più in regola di colui che (sapendo che spesso le educatrici hanno mutui da pagare e figli da crescere) preferisce invece garantire gli stipendi al proprio personale, procrastinando il pagamento dei contributi previdenziali, accollandosi così anche i costi aggiuntivi per more e penali connesse.
3) Asili Nido Abusivi: uno scandalo tutto romano!
Per cercare di sopravvivere, da un punto di vista della sostenibilità economica, gli asili cercano di assicurarsi anche utenti privati che, almeno questi, pagano puntualmente e a inizio mese. Ma anche questa strategica si è con il tempo dimostrata vana per una ragione davvero drammatica.
Una ricerca condotta due anni orsono dal gruppo Facebook “Salvanidi” individuò su Roma un numero impressionante di strutture che erogano, in modo del tutto abusivo, servizi di Asilo Nido. Già nel mese di marzo 2012 alcuni membri di tale Gruppo inviarono all’Assessorato competente una nota in cui si ipotizzava la presenza su Roma di circa 100 strutture abusive, con un bacino di utenza quindi stimabile intorno ai 2.000 bambini ospitati.
La lista delle strutture abusive era facilmente desumibile da una semplice ricerca su Internet, mettendo in paragone la lista degli Asili Nido privati individuati da un motore di ricerca quale Google con la lista delle strutture “autorizzate” dl Comune, lista in possesso ovviamente dell’Assessorato e dei Municipi romani. Ma dall’Assessorato non si ebbe alcuna risposta.
Pochi mesi dopo, nel maggio 2012, il Partito Radicale denunciò pubblicamente la presenza di circa 75 strutture abusive e la lista delle stesse fu pubblicata sul Corriere della Sera.
Si fa presente che tali strutture arrivano ad erogare servizi al costo, per l’utenza finale, di 200-250€ mese, contro di circa 800€ ritenuti dal Cnel (rispetto ad un rapporto bambini/educatrice di 6/1) congrui per una “sana” gestione economica di una struttura privata. Si lascia quindi a chi leggerà questo messaggio provare ad immaginare quali “espedienti” possono essere adottati da tali asili abusivi per far tornare i propri conti.
Ma tornando alla denuncia dei Radicali, rispetto alla quale la Pretura di Roma ha aperto una inchiesta, non si hanno da parte delle strutture in regola notizie in merito alle azioni di auspicato controllo e repressione degli abusivi in questione da parte degli organi competenti.
Anzi. Risulta allo stato attuale che molte di queste strutture abbiano regolarmente riaperto i battenti nel mese di settembre per il nuovo anno scolastico.
4) Nuovi parametri introdotti dalla legge regionale: che fine hanno fatto?
Per motivazioni ben poco comprensibili, se non riconducibili a vetuste dinamiche sindacali, le educatrici degli asili pubblici romani godono da sempre di un regime “agevolato” che, specie in questo momento storico ed economico della nostra povera Italia, hanno ben poca ragione di persistere.
Si da infatti il caso che mentre in tutta Italia, e anche nelle regioni solitamente indicate come le più evolute rispetto ai servizi socio-educativi dell’infanzia (es: Emilia, Veneto, Lombardia), il rapporto che regola il numero dei bambini che una singola educatrice deve accudire è mediamente di 1 a 7, o 1 a 8. Vista forse la natura indomita e ribelle dei discendenti di Romolo, la Legge Regionale 80 pose tale rapporto pari a 1:6. Ma come se ciò non bastasse, le educatrici dei nidi comunali hanno strappato un ulteriore favore, visto che per un asilo comunale di 30 posti sono assegnate 12 educatrici, con un rapporto teorico quindi di 1:5. Ovviamente tale rapporto è, come si diceva, puramente teorico visto che il numero delle assenze del personale per malattia nelle strutture pubbliche è spesso così drammatico da rilevarsi sovente rapporti “reali” di anche 1:15!
Ovviamente anche gli asili nido privati sono obbligati, pur ritenendolo eccessivamente basso, a rispettare il rapporto 1:6, e questo, si badi bene, per tutte le classi di età. In luoghi più civilizzati (Bologna docet) deve essere invece garantita una “media” di 1:8 con un logico e giustificabile rapporto scalare di 1:6 per i bambini con meno di 12 mesi di età, 1:8 per le seconde classi e 1:10 per i bimbi da 24 a 36 mesi.
Soprattutto per questa ultima fascia di età gli esperti socio-educativi del Comune dovrebbero specificare la “ratio” secondo la quale un bimbo di 36 mesi debba essere accudito nel suo asilo nido in una classe di max 6 bambini mentre solo un mese dopo (al ritorno dalle vacanze estive) il povero bimbo si ritroverà, nella suola Materna Comunale o privata, in classi di 20/25 bambini, con un evidente trauma socio-educativo, ma addirittura psicologico, difficilmente valutabile.
Per tutto quanto sopra la Regione ha da più di un anno fa approvato una revisione della Legge Regionale (firmatario: On. Perazzolo) con l’intento di riequilibrare il rapporto bambini/educatrice allineandolo alle medie nazionali.
Secondo i calcoli effettuati dal centro studi di Monnip (Movimento Nazionale Nidi Privati) solo l’applicazione di tali nuovi parametri permetterebbe di azzerare quasi completamente le attuali liste di attesa, trovando in un colpo solo (e senza costruire nuovi asili) 6.195 nuovi posti. E non solo; i parametri approvati dalla revisione della Legge Regionale comporterebbe anche l’assunzione di 442 educatrici.
Un risultato così eclatante modificando solo un numero su un pezzo di carta!
E se i sindacati del pubblico impiego, come hanno fatto al tempo dell’approvazione della modifica di legge, vogliono continuare a difendere ad oltranza gli anacronistici privilegi dei propri tesserati facciano pure. Che almeno i nuovi parametri possano essere introdotti per la utenza privata. Le educatrici degli asili privati hanno bisogno di veder garantito il proprio posto di lavoro e sono così brave e preparate da poter supportare benissimo i carichi di lavoro al momento normalmente gestiti dalle colleghe bolognesi, milanesi o veneziane.
Si sottolinea che in più occasioni alcuni asili nido privati hanno chiesto ai Comune, al Dipartimento e ai Municipi di competenza la possibilità di adeguarsi, almeno per quello che attiene l’utenza privata, ai nuovi parametri introdotti dalla modifica alla Legge Regionale, ma ad oggi non ci sono ancora giunte indicazioni al riguardo. Tutto tace!
Tale atteggiamento è a dir poco disdicevole, specie quando si è costretti ad ascoltare (come a molti di noi è capitato) dirigenti del Dipartimento sostenere che essi ci avrebbero dato indicazioni solo dopo avere “trattato con i sindacati”. E da quando le leggi dello Stato italiano, o delle sue istituzioni periferiche, devono essere da un “dipendente” pubblico oggetto di trattativa ex-post (a legge cioè pubblicata) con le forze sindacali?
I sindacati semmai trattano con le forze politiche ex-ante. A legge approvata i “servitori” dello Stato … servono i propri datori di lavoro, che sarebbero poi i cittadini tutti, eseguendo alla lettera quanto disposto dalla leggi.
5) Costi per il Comune: Un vergognoso speco!
La parola d’ordine di questi tempi dovrebbe essere contenimento della spesa pubblica e, ancor più, tagli agli sprechi.
Ebbene, come ben evidenziato da un articolo dato alle stampe il 16 dicembre 2011 dal noto giornalista Gian Antonio Stella (Quello del libro “La casta”), un bambino presso un asilo Nido Comunale costa al Sindaco Alemanno ben 1.400€ mese, contro i 700€ di media di altre regioni quali la Lombardia.?E questo dato è di fonte Istat quindi inconfutabile.
Ed è a dir poco sconfortante far notare che per i bambini comunali in convenzione presso le nostre strutture private il costo per il Comune è pari pari la metà!
Quindi gli asili nido privati riescono con circa 700€ mensili non solo ad erogare servizi la cui qualità (con buona pace di qualche funzionario del Dipartimento) non ha nulla da invidiare a quella di molte strutture pubbliche, ma con tale cifra gli imprenditori privati cercano anche di ricavare un legittimo margine economico (utile) con cui far sopravvivere e far crescere la propria impresa. Al contempo, gli asili comunali, che utilizzano strutture edilizie di proprietà del Comune stesso, non pagandone l’affitto, sono delle “no-profit organization” e quindi non perseguono la logica del profitto; ciò nonostante esse riescono a sperperare vergognosamente, non si può dire altro, i soldi dei cittadini romani, soldi con i quali, a parità di spesa, Alemanno potrebbe immediatamente (riallineando i costi romani a quelli milanesi o bolognesi) risparmiare circa 3,5 miliardi di € l’anno o, in alternativa, trovare con la medesima spesa attuale posto per altri 4.000-5.000 bambini.
Rispetto a tali considerazioni il giornalista Stella consigliava al Sindaco di Roma, provocatoriamente e in ottica di “reale” spending review, di dare in gestione tutti gli asili nido comunali a bravi imprenditori privati come molti proprietari degli asili nido hanno saputo in questi anni dimostrare di essere.
6) Favoreggiamento indiretto e, ci si augura, non voluto alla illegalità
Come precedentemente già indicato, alcuni enti pubblici come il Cnel stabiliscono in quasi 800€ il prezzo mensile che possa garantire in pieno livello qualitativo di gestione socio-educativa, e considerando tale livello tariffario come quello più equo da applicare per 7 ore di cura giornaliera. Ci si chiede allora come sia possibile per il Comune indire bandi di gara per il servizio di gestione di asili nido accettando proposte tariffarie che in alcuni casi sono state inferiori ai 500€/mese a posto gestito. Semplici conti economici, che i ragionieri del Comune sono di certo in grado di effettuare, dimostrano in modo palese che tali tariffe non sono congrue con i costi gestionali in quanto solo lo stipendio lordo di una educatrice equivarrebbe alle entrare derivanti dalla propria attività. Ma avendo un imprenditore, in aggiunta ai costi degli stipendi, anche altre incombenze economiche quali affitti, utenze, vitto, ecc., come possono le strutture che erogano servizi a prezzi così bassi non andare incontro a sicuro ed immediato fallimento economico-finanziario?
Non dovrebbe stare ai sottoscrittori del presente Atto ma semmai agli organismi di controllo del Comune analizzare e “capire” i meccanismi che regolano tali veri e propri eventi … miracolosi?
Non occorre quindi essere un professore della Bocconi per ipotizzare che aggiudicare servizi pubblici a tariffe troppo basse vuol dire, in qualche modo, favorire comportamenti “illeciti”, o pesino illegali, da parte degli aggiudicatari di tali servizi, i quali, per riuscire per lo meno a non rimetterci di tasca propria, andranno necessariamente a “tagliare” su tutta una serie di voci che potrebbero riguardare (si spera di no) l’alimentazione, la cura igienica della persona, i trattamento contrattuale del personale, la sicurezza, la manutenzione degli impianti, ecc..
Una certa ignoranza “imprenditoriale” da parte di funzionari pubblici la si può accettare; la complicità in azioni di altri di natura illegittima o persino illegale .. NO!
* * * * *
Cosa si chiede con questo Appello
Con riferimento all’elenco di problematiche sopra riportato, i sottoscrittori di tale Appello
chiedono
ai destinatari dello stesso, e a chiunque (all’interno di realtà politiche, pubbliche, istituzionali, giornalistiche, ecc..) possa avere davvero a cuore i temi trattati …
1) Tariffe di convenzionamento
... Che le tariffe di convenzionamento vengano riallineate come minimo ai valori proposti agli imprenditori all’atto della prima sottoscrizione della convenzione, ulteriormente compensate e maggiorate rispetto ai valori di svalutazione avvenuta in tutti questi anni.
2) Ritardi pagamento
… Che, così come sottoscritto dalle parti all’atto della firma del contratta di convenzionamento, il pagamento delle fatture mensili emesse dalle strutture private in convenzione vengano “liquidate” (leggi: pagate via bonifico) entro e non oltre i 60 gg solari dalla data di emissione fattura.
3) Asili Nido Abusivi
… Che, partendo dalla lista pubblicata dal Corriere della Sera a seguito della denuncia del Partito Radicale, il Dipartimento comunichi a tutte le strutture convenzionate “regolari”, fortemente danneggiate dalla presenza di tali sleali concorrenti, le azioni che sono state intraprese per contrastare e limitare il fenomeno.
Si specifica molto chiaramente che i sottoscrittori di tale petizione hanno la grande paura che in tali strutture possano non venire garantiti i requisiti di igiene, di sicurezza, di qualifica del personale, ecc, il tutto con grave pericolo per la salute e la sicurezza fisica dei piccoli in essere ospitati.
Quindi, nella malaugurata ipotesi in cui a uno dei bambini e del personale presente all’intreno di tali strutture non del tutto regolari dovesse in futuro capitare qualcosa di grave, i sottoscrittori di tale Appello, riterranno i destinatari dello stesso come responsabili primi di tali accadimenti, e li chiameranno, non potendosi più essi nascondere dietro al solito alibi del “io non sapevo”, a rispondere nelle sedi opportune delle proprie colpe e delle inadempienze e omissioni epletate nell’esercizio delle proprie funzioni.
Si richiede altresì di venire quanto prima a conoscenza del nominativo del Rup (Responsabile Unico del Procedimento) appositamente designato dall’Assessorato per occuparsi e, si spera, risolvere la problematica in questione.
4) Nuovi parametri introdotti dalla legge regionale
… Che, con riferimento ai nuovi parametri introdotti dalla modifica alla Legge Regionale 80, agli asili nido convenzionati venga comunicato al più presto come le strutture interessate debbano comportarsi in termini di applicazione o meno degli stessi, specie in previsione del futuro anno scolastico.
Si richiede altresì di venire quanto prima a conoscenza del nominativo del Rup (Responsabile Unico del Procedimento) appositamente designato dall’Assessorato per occuparsi della problematica in questione.
Si specifica inoltre che in caso di silenzio da parte dell’Assessorato alla richiesta in oggetto, tale silenzio verrà interpretato come “assenso” a che le strutture possano, come dovrebbe essere in un paese normale, aderire di propria sponte alle disposizioni della legge, senza necessità di averne ulteriore conferma dagli organi che a suo tempo hanno vidimano i documenti validi per l’apertura della struttura (Asl, Uffici tecnici municipali, dirigenti municipali, ecc.), considerando che l’adozione di nuovi rapporti mq/bimbo o bimbi/educatrice non modificano i requisiti architettonici e igienico-sanitari delle strutture, così come in essere a momento della determina dirigenziale alla apertura.
5) Costi per il Comune.
… Che il Comune si attivi, istituendo una apposita commissione tecnica, per lo svolgimento di uno studio analitico sulla attuale gestione economica degli asili nido comunali.
Tale studio deve dare concrete risposte economico-finanziare a come sia possibile a oggi per il Comune sostenere dei costi che sono il doppio di quelli sostenuti da omologhe strutture comunali lombardo/emiliane o di quelle private convenzionate romane.
L’analisi in oggetto potrebbe portare a due conclusioni alternative:
a) Non è possibile, pur essendo gli asili nido comunali delle organizzazioni no profit, garantire con costi minori la attuale qualità del servizio.
b) Vi sono al momento, nella gestione degli asili nido comunali, degli assurdi ed ingiustificati sprechi e delle diseconomie che devono essere quanto prima sanate.
Ovviamente, nel caso in cui la risposta finale di tale commissione tecnica fosse la a), se ne dedurrebbe che pretendere dalle strutture private un servizio analogo, in termini di qualità, a quello pubblico ma ad un costo di oltre il 50% inferiore è configurabile come azione di vero e proprio “strozzinaggio” da parte di un ente pubblico nei confronti di un suo fornitore.
Nel caso invece la commissione tecnica giungesse a identificare come veritiera l’ipotesi b), il Comune potrebbe da subito attuare sane politiche di economia, magari utilizzando la rete delle imprese private in convenzione come “best practice” a cui fare riferimento.
|
Firmato la petizione
313
Persone
Il vostro sostegno è molto importante. Sostenere questa causa. Firma la petizione.
|