Alcune osservazioni in merito al DPR 314/2012 e alla sua applicazione all’interno dell’Università di Torino.
Per: Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione dell'Università di Torino
Il DPR 314/2012 attribuisce agli atenei la quota del fondo “premiale” istituito dalla Legge Gelmini (in totale sono 18 milioni di euro per il 2011), e detta i criteri che dovrebbero guidare la loro distribuzione ai docenti che avrebbero maturato lo scatto stipendiale nel 2011, fissando un tetto massimo di beneficiari del 50% degli aventi diritto.
Un semplice calcolo mostra che più che di un premio incentivante trattasi di un premio di consolazione (e non per tutti) per il blocco degli scatti stipendiali operato dal DL 78/2010: il cosiddetto “premio” corrisponde a dare al più alla metà dei docenti, in media, poco più della metà di quanto è loro stato tolto. Questo significa che gli atenei dovrebbero attivare una procedura laboriosa (nomina di apposita commissione, raccolta dati sulla produzione scientifica, acquisizione di dati e pareri di Facoltà e Dipartimenti sulla attività didattica e gestionale svolta da ciascun collega etc.) che coinvolgerebbe per diversi mesi un buon numero di persone, tra docenti e tecnici-amministrativi, per arrivare a decidere a chi “regalare” meno di 500 euro cadauno.
- In linea di principio, è ovvia l’inopportunità di riservare il “premio” al massimo al 50% di professori e ricercatori: basti ricordare il caso della suddivisione in 4 fasce, che - oltre ad aver peggiorato il clima all'interno dei dipartimenti - è palesemente arbitraria. Se si vogliono seguire criteri meritocratici vanno premiati tutti coloro (anche se più del 50%) che superano una soglia fissata in modo condiviso in termini di impegno nella ricerca, nella didattica e nelle attività organizzative e gestionali. Un sistema di incentivi va progettato in modo tale che ciascuno sia spinto a competere con se stesso, migliorandosi continuamente ed essendo premiato se ci riesce. Data l'estrema eterogeneità dei settori di ricerca di UniTo pensare a meccanismi più complessi pare poco realistico.
- Va evitato il rischio che i colleghi trascurino le loro attività didattiche, scientifiche e amministrative per dedicare tempo alle attività che portano punti e quindi carriera e soldi. Bisogna evitare che molti si pongano la domanda: perché dedicare tempo a uno studente o fare ricerca complessa, quando regalare il voto e fare piccoli compitini di ricerca rende di più?
- L'attribuzione di denaro deve in ogni caso essere fondata su dati affidabili. Se, per esempio, venissero usati i dati immessi da ciascuno del catalogo dei prodotti di ricerca bisognerebbe sincerarsi che tali dati siano veritieri per evitare di incorrere in complicazioni giudiziarie che, oltre all'annullamento dell'atto, possono comportare condanne penali e la restituzione del denaro distribuito illegittimamente.
- Qualunque valutazione con effetti economici deve essere fondata su criteri e obiettivi trasparenti stabiliti e divulgati *prima* dell'inizio del periodo di lavoro che verrà valutato, in modo da attribuire l’incentivo a chi raggiungerà gli obiettivi DOPO che questi verranno resi noti. Decidere i criteri quando è già possibile conoscere i nomi di chi ne trarrà vantaggio presenta evidenti profili di illegittimità.
Per porre rimedio alle numerose criticità ed evitare l’elevato rischio di contenzioso si propone che UniTo si autotuteli chiedendo all'attuale ministero un cambiamento della procedura, con l’autorizzazione a stabilire criteri e obiettivi trasparenti e noti in anticipo, per attribuire l’incentivo a chi raggiungerà gli obiettivi DOPO che questi verranno resi noti (per esempio nel 2012-13 o nel biennio 2012-14) sospendendo le procedure in attesa di una risposta ministeriale.
Inoltre, dato che il DPR si propone un parziale ripristino degli scatti stipendiali, pare opportuno rinviare la distribuzione delle risorse fino all'esito ultimo del ricorso al TAR contro la sospensione degli stessi (intentato anche da molti colleghi di UniTo) di cui è stata recentemente investita la Corte Costituzionale.
Infine si auspica che la definizione di criteri e procedure avvenga nella massima trasparenza e condivisione, favorendo il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati.