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sviluppo "vero" reale autoalimentato

Per: gruppi parlamento



TECNARCO - associazione di attenti alle dinamiche del futuro nel territorio e attivi nel lancio di nuove tecniche

[email protected] V.le F. Testi 69 - 20162 MI - tel. 02 6436564 fax 02 6431598





Egregio Signor Ministro per lo sviluppo



Questo non è uno dei dossier patinati che l’establishment che La circonda e il Suo servizio di staff Le prepara e le presenta affinché possa decidere secondo quanto le hanno proposto.

Infatti la Sua decisione di “benedire”, come ha fatto l’11 giugno ’12 a Palazzo Isimbardi, l’ennesima partenza dei contestatissimi lavori per la TEM, neanche lontanamente tiene presente possibili impostazioni alternative serie e non demagogiche, che pure sono presenti tra le tante opposizioni, al tipo di progetto di autostrada classica parallela a una strada provinciale.

Per quanto riguarda il nostro modello PA-CE a Inviluppo Stradale, come di seguito dimostriamo siamo pronti a rispondere punto per punto a ogni contestazione scritta dei suoi tecnici.

La sua decisione sin qui operata di escluderlo dall’esame di possibili scelte di indirizzo ministeriale è un grave errore strategico e politico dal momento che per le sue caratteristiche intrinseche non chiede direttamente ne indirettamente neanche un soldo alle finanze pubbliche.

Comprendiamo che una significativa politica di gestione compatibile e sostenibile del territorio che non esca dall’Establishment delle Accademie, per l’Alta Burocrazia dello Stato non sia ritenuta degna di essere inserita in un dossier da presentare al ministro.



Così pensando e facendo non si affrontano, perdendoli, strumenti comunitari tipo JESSICA di

cui il sistema SCAIS sarebbe il più completo e vantaggioso modo di realizzazione.



Purtroppo noi, piccolo cenacolo di volontari, siamo solo in grado di esporre e proporre, idee e studiati progetti, solo attraverso la posta elettronica e ci rendiamo ben conto di questa sofferta inadeguatezza: tanto più che da politici e burocrati si guarda più a CHI scrive e non COSA scrive.



Ora speriamo di aprire un dialogo con Lei o con chi per Lei su questo, secondo noi, importante percorso per l’atteso necessario sviluppo dell’economia ed eliminare con questo “processo” l’enorme gap delle infrastrutture stradali anche per le generazioni future. In mancanza di ciò, lealmente Le confermiamo che non rinunceremo a ricorrere a qualsiasi Autorità sia utile a riconoscerne la validità, organismi comunitari inclusi.



Le porgiamo distinti saluti

TECNARCO - dinamiche territorio - proposte e tecniche compatibili
V.le F. Testi 69 - 20162 MI tel. 02 6436564 mail [email protected]









NO Autostrada SI a TEM dei Comuni padroni a casa loro di rendite e diritti (e senza oneri pubblici)



La Stp (Società Tem di Progetto) braccio operativo del promotore (proprietario legale del progetto) TEM, usando il project financing avrà a regime, 500 milioni di euro in capitale e circa l miliardo di debito che sarà “curato” da un pool finanziatore sotto la regia di Intesa Sanpaolo (e cosi vince la lobby dei fautori del non necessario ma più costoso private equity-capitale di rischio: Giampio Bracchi e Anna Gervasoni con la potente AIFI, Corrado Passera, Mario Ciaccia &C con Banca Intesa), in conseguenza della obbligata (ma con un diverso regime non più necessaria) convenzione con la Cal (di Anas e Regione Lombardia).



Sarà la terza autostrada che parte in Lombardia dopo Brebemi (1,488 miliardi sempre finanziati al costo dei capitali di rischio citati) e Pedemontana (4,3 miliardi, finanziati allo stesso modo) su cui costruttori, progettisti e gestori scommettono molto poiché Tem rispetto alle due sorelle ha un vantaggio scandaloso: una remunerazione del noto private equity (capitale di rischio) altissima (9,5%) e in una concessione della durata record di 50 anni (2015-2064). Un rendimento paradossale.

La gara, a cui si disse (ad arte ?) fossero interessate delle cordate italo-spagnole, è andata deserta (strano che non si ricercano, ne si pubblicano i motivi di un fatto così singolare, il che è pure molto significativo per valutare certe condizioni “ambientali!).

Niente gara, niente ribassi! é rimasto solo il promotore Tem, che si è assicurato progettazione, costruzione e gestione al costo del Piano economico-finanziario, elaborato con l'advisor (che è pure azionista!) Biis, Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo di Intesa Sanpaolo guidata allora dall’attuale viceministro di Passera, Mario Ciaccia, che è di 1,458 miliardi di euro, cifra relativa al progetto preliminare (ed é di facile previsione la “solita” crescita nel passaggio al progetto definitivo).



A fronte di questa torbida situazione (che le varie autorità e agenzie di controllo dolosamente ignorano) si muovono tante disarticolate azioni di gruppi e movimenti della società civile.

E’ evidente la necessità di mobilitare tutti a dialogare per elaborare un pensiero comune per avere poi risultati efficaci atto a influire su tutte le componenti delle amministrazioni comunali (i tecnici, parti politiche senza distinzioni, tutte le associazioni, senza omettere pressioni formali e istituzionali), le quali amministrazioni sono le uniche che in realtà hanno possibilità e titolo per opporsi a livello sia formale che sostanziale.



Non dimentichiamo che quella della TEM e l’unica battaglia che ha ancora la possibilità di essere concretamente risolta a favore del territorio! (come s’é visto per le altre autostrade, alla firma dei contratti d’appalto i giochi son fatti e le lobby consolidano la loro definitiva vittoria e tutto il lavoro di contrasto e persuasione fatto viene cancellato)


Si è detto che le grandi autostrade hanno sviluppato e unificato il paese, ma la rete di oggi viene invece usata per tre quarti da percorrenze brevi, supplendo alla carenza delle infrastrutture stradali locali, causando congestione e danni che gravano in modo pesante, fisico ed economico non solo sugli utenti, ma sull‘intero sistema sociale dei territori coinvolti. Paradossalmente la rendita dei gestori invece sale in modo abnorme (si scopre qui il doppio interesse costruttori-capitali di rischio che con azioni di lobby la loro Associazione (AIFI) Private Equity e Venture Capital sostiene con forza) anche se come è noto il modello di autostrada che gestiscono non è in gra­do di affrontare le conseguenze di incidenti e ingorghi senza scampo che la bloccano mandando in tilt tutta una zona (originando la rivolta delle comunità locali).



Ai Comuni contrariati da un’autostrada che taglia i loro territori scaricandovi solo negativi effetti, si può dare oggi una alternativa pratica, praticabile e strategica, origine di benessere e rendita a vantaggio dei loro bilanci e senza oneri per stato e regioni con un nuovo modello di intervento sul territorio mediante un sistema-processo che riduce costi e oneri, non richiede concessioni di sorta, riduce di fatto e sistematicamente il consumo di verde agricolo. (v. allegati)



L’Unione Europea denuncia che da anni almeno 275 ettari di suolo sono persi ogni giorno per la copertura dei terreni fertili con materiale impermeabile: 1.000 km² di superficie all’anno. Se si aggiunge l’erosione del suolo causata dall’acqua su 1,3 milioni di km² di territorio (pari a 2,5 volte la Francia) la questione ha proporzioni drammatiche.



E poiché ogni attività umana si svolge sul suolo, il modello del Sistema Chiasmico a Inviluppo Stradale riduce il suo degrado, aumenta la capacità di produrre cibo e meglio nutrire il pianeta, di prevenire e far fronte a siccità e inondazioni, cambiamenti climatici, migliora le condizioni per conservare il paesaggio i beni e la cultura delle comunità che su questo bene irriproducibile svolgono le fatiche e le gioie della vita.



Dopo questa necessaria parentesi sul consumo di suolo che il sistema alternativo del Modello SCaIS riduce in grande scala, ricordiamo a Comuni e Sindaci la capacità intrinseca al sistema di internalizzare, a vantaggio dei loro bilanci, la rendita urbana e quella delle nuove strade: pedaggi sull’autotrasporto pesante o ecopass generici. Ora passiamo ad analizzare il problema degli oneri finanziari; autorevolmente il prof. Pellegrino Capaldo osserva “il capitale di rischio serve nella misura in cui il rischio esiste: se il rischio è basso o inesistente meglio ricorrere al debito”. …..”Se vogliamo un moderno sistema di infrastrutture dobbiamo usare circuiti finanziari diversi, ...che sappiano tener conto da una parte del basso rischio degli investimenti in infrastrutture e dall’altro dell’esistenza di cospicue quantità di risparmi che aspettano proposte di impiego a lungo termine con rischio contenuto e remunerazione ragionevole”, (i cosidetti fondi liquidi). Inoltre, anche il trattamento fiscale del capitale di debito è più vantaggioso rispetto a quello del capitale di rischio.



Osserviamo che tutte queste cose, l'advisor (e illecito azionista) Biis-Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo del gruppo Intesa Sanpaolo si è ben guardata dal suggerire.

Su questo comportamento non aderente anche al proprio codice etico, si dovrebbe chiamare ad intervenire l’Autorità di tutela del mercato, tanto più che si evince con chiarezza che in tutte le operazioni vengono “assicurati” due interessi: il primo rivolto ad garantirsi, senza o con gare domestiche, i lavori per le proprie società, e il secondo che mira a controllare gli interessi in gioco per proteggere oggi per domani i propri. E, ultimo ma non meno importante, gli interessi e il ruolo degli Istituti bancari circa l’opzione tra capitale di rischio o bond a debito.

E’ chiaro che occorra impegnarsi con tutte le forze su questo fronte per avere maggiori trasparenze, evitare rendite precostituite, ridurre oneri inutili o impropri.



Purtroppo il fronte avverso è molto ampio e agguerrito basti pensare alla potenza rappresentata dall’AIFI, un’agenzia lobbystica dal forte interventismo sui progetti di costituzione e programmazione di autostrade regionali col fine occulto di promuovere l’uso del solo capitale di rischio e cosi aumentare i costi nell’interesse dei costruttori e le rendite a vantaggio dei gestori delle autostrade regionali; magari avendo la Presidenza di una di queste in palese conflitto di interessi, come avviene a Giampio Bracchi che è anche Presidente della stessa AIFI (un apposito file analizzerà ampiamente questo omertoso potere).






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