Per la sopravvivenza di Asili Nido e Spazi Baby privati convenzionati con il Comune di Roma

PREMESSA
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A Roma molti cittadini, assumendosi un forte rischio e investendo molti dei propri risparmi, hanno deciso di fare “impresa” nel sociale realizzando quelle meravigliose e gioiose realtà che sono gli Asili Nido e gli Spazi Baby.
Molti di tali imprenditori (più di 250), hanno aderito con slancio al programma di convenzionamento proposto dal Comune di Roma e lo hanno fatto rispetto a due esigenze di fondo:
1. Esigenza imprenditoriale e di business: garantire alla propria azienda e al proprio personale un adeguato benessere economico;
2. Esigenza sociale: aiutare il Comune e la Regione a dare una soluzione ad una vera e propria emergenza sociale, quella cioè di decine di migliaia di famiglie che da anni rimangono escluse dai posti disponibili nei servizi pubblici.

Ora, a diversi anni dall’avvio del meritorio programma di convenzionamento, molti asili nido privati rischiano di chiudere i propri battenti, venendo via via a mancare i presupposti imprenditoriali sopra espressi.

Infatti, le tariffe inizialmente riconosciute dal Comune per ogni bambino ospitato in convenzione, e rispetto alle quali monte strutture hanno deciso di sottoscrivere la convenzione, sono state nel luglio 2010 sensibilmente ridotte, con grave danno economico per le strutture (in media -16.000€ annui a struttura).
Nel contempo sono andate via via crescendo le richieste da parte dell’XI° Dipartimento in termini di “qualità” del servizio erogato (Es: personale tutto assunto a tempo indeterminato, cuoche in possesso di titoli professionali, visite con pediatri privati, ecc.), richieste più che legittime e condivisibili ma che non possono non tener conto del presupposto che la qualità ha un suo prezzo!
E proprio il rapporto prezzo/qualità e divenuto quasi insostenibile da un punto di vista imprenditoriale e rischia di spingere alcune strutture a chiudere o a trovare “soluzioni” di contenimento costi che minerebbero alla base i criteri di “eccellenza” e di qualità del servizio di cui il Comune di Roma a potuto finora fregiarsi a livello nazionale rispetto alle politiche per l’infanzia.

Se a tale disagio si aggiungono i sempre maggiori ritardi di pagamento (fino a 120 giorni) da parte della Ragioneria Comunale delle fatture mensili emesse dai privati, ritardi che hanno più volte costretto alcuni dei firmatari a ritardare il pagamento degli stipendi del proprio personale, si può comprendere il perché tante strutture private in convenzione, che finora hanno operato in silenzio ma al meglio della propria professionalità, abbiano ora sentito la necessità di addivenire alla presente Petizione.

RICHIESTA
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Per tutto quanto in Premessa, i sottoscrittori della presente Petizione chiedono ai destinatari della stessa di poter ridiscutere su un tavolo congiunto di trattativa i seguenti “punti” inerenti le attuali normative regionali, i contratti di Convenzione e i relativi disciplinari tecnici:
• Definizione del rapporto educatrice/bambino: 1/8, come valore “medio” per le 3 classi di età, così come già attuato in città altamente qualitative nei servizi per l’infanzia quali Bologna e Milano;
• Definizione del rapporto 8mq./bambino come parametro minimo per il calcolo del numero totale di bambini ammessi per ogni asilo privato autorizzato;
• Innalzamento del surplus consentito del numero dei bambini in rapporto alla media delle assenze al 25% (al posto dell’attuale 15%);
• Chiara specificazione nel Disciplinare di aspetti tecnico operativi quali, ad esempio:
- obbligatorietà o meno da parte delle strutture in convenzione alla fornitura di determinati prodotti ai propri utenti, quali pannolini, biancheria, prodotti per l’igiene, ecc;
- obbligatorietà o meno a sostenere a proprie spese i costi relativi alla lavatura-ascigatura-stiratura della biancheria (tovagliolini, lenzuolini, coperte, ecc..)
- cadenza minima per le visite pediatriche;
- altro.

FIRMATO la petizione

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