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addebito diretto su conto corrente - richiesta interpellanza parlamentare

Per: presidente della Camera

Ormai la pubblicità è diventata talmente invasiva e le regole, una volta comunemente accettate, talmente distorte che il cittadino deve sempre stare in guardia da comportamenti strani di molti venditori di prodotti e servizi e perdere tempo per non rischiare fregature.

L'addebito diretto su conto corrente bancario, RID, è una forma di pagamento che molti impongono o rendono accattivante promettendo sconti o regali, ma cosa accade se chi lo richiede è poco affidabile o non fornisce un servizio come lo aveva pubblicizzato ? Persino amministrazioni comunali sono state fregate con movimenti finanziari come i "derivati" e similari e il tribunale ha dato ragione alle amministrazioni che vi hanno ricorso evidenziando che chi non è esperto in certe questioni si fida di chi offre o propone il prodotto finanziario e non è tenuto a verificare ciò che non può verificare se non col tempo.

Oggigiorno si ricevono offerte attraverso telefonate pubblicitarie, non richieste, da molteplici società che vendono prodotti o servizi (fra le più frequenti quelle di telefonia o di linee, cablate o wi-fi, per la navigazione Internet) ed usano registrare le telefonate e i dati sensibili dei potenziali clienti in sostituzione dei normali contratti scritti cartacei sottoscritti dalle parti.

Questo può comportare per molti cittadini che hanno accettato il pagamento a mezzo RID per comodità o per avere sconti, oltre a frequenti telefonate NON richieste, la scocciatura e la perdita di tempo di dover correre alla propria banca a revocare l'autorizzazione per evitare sorprese e/o truffe.

Pare che la banca se non riceve entro pochi giorni alcuna comunicazione dal correntista (che per motivi di lavoro o che altro non riceve e legge la comunicazione inviatagli dalla banca) autorizza ogni pagamento per eventuali fatture emesse a debito del correntista e trasmesse ovviamente alla banca stessa.

Si chiede pertanto:
INTERPELLANZA PARLAMENTARE affinché il GOVERNO disponga che nessuna banca autorizzi il RID prima di avere ricevuto dalla creditrice copia del contratto sottoscritto dalle parti e quindi dal correntista.


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