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Il porto turistico di Marina Pulsano (TA): attentato alla Bellezza!

Per: Regione Puglia

Il porto turistico di Marina Pulsano (TA): attentato alla Bellezza!

La Puglia è una regione ricca di Bellezza, questo è certo! Dalle sue splendide coste sabbiose e rocciose, ricche di ambienti particolarissimi, all’entroterra con le profonde Gravine, le affascinati Murge e i boschi ombrosi del Gargano, la nostra regione è uno scrigno meraviglioso di biodiversità da proteggere con cura e salvaguardare da azioni scellerate. Ma il buon senso troppo spesso scarseggia nelle teste di chi dovrebbe tutelare i nostri inestimabili patrimoni naturalistici e, invece, tenta in ogni modo di rovinarli o, nei casi peggiori, di distruggerli.
È questo il caso di chi ostinatamente vuol gettare una montagna di cemento in mezzo al mare cristallino del versante orientale della provincia di Taranto (Marina di Pulsano) e trasformare una splendida baia incastonata in una millenaria scogliera ricca di essenze mediterranee, in un “brutto” porto con un molo sopraflutto lungo più di mezzo chilometro e alto oltre 6 metri sul livello del mare, una vera e propria barriera di cemento che modificherà per sempre l’incantevole paesaggio dell’area marina.
Il problema non è solo puramente estetico. La realizzazione del porto comporterà la distruzione della comunità marina presente nella baia e nell’area circostante interessata dal progetto. I proponenti dell’opera non si sono accorti che all’interno della prevista area portuale esiste una grotta marina, un ambiente ricco di vita molteplice e colorata, un habitat di interesse comunitario (Direttiva Habitat) e prioritario di salvaguardia per la Convenzione di Barcellona (Protocollo SPA/BIO).
E sempre all’interno dell’area portuale dove si prevedono 340 posti barca, numero a dir poco spropositato viste le ridotte dimensioni della baia che è larga poco più di 70 metri, vivono alcune specie animali protette inserite nelle liste di animali da tutelare perché a rischio. Tra questi degni di nota sono la spugna da bagno, la ciprea porcellana e la cernia bruna che sembra aver scelto il sito marino come nursery.
L’inquinamento generalizzato delle acque che si verrebbe in breve a creare all’interno dell’area portuale, provocherebbe la morte di questi organismi molto sensibili che non tollerano assolutamente acque torbide e povere d’ossigeno.
Tutto ciò non è stato preso in nessuna considerazione dai proponenti dell’opera che, anzi, presentano il loro “brutto” porto come uno strumento efficace per rilanciare il turismo nel nostro territorio. Non si accorgono, o non vogliono accorgersi, che non è il cemento ad attirare nuovi visitatori, ma le particolarità naturali e non solo (archeologiche, storiche, gastronomiche, ecc.) della nostra terra.
Invece di gettare altro cemento, dopo tutto quello che è stato già versato violentando angoli di paradiso generosamente donati dalla Natura, perché non si valutano altri modi di “fare turismo”? Un parco marino dove la Natura è preservata e valorizzata, vale più o meno di un porto per un turista che vuol scegliere una località per le sue vacanze?

Rossella Baldacconi
Dottore di Ricerca (PhD) in Scienze Ambientali

Giuseppe Nuovo
amministratore www.argonauti.org


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