VOGLIAMO LE SCUSE UFFICIALI.
Per: Parlamento Istituzioni scolastiche, tutti
VOGLIAMO LE SCUSE UFFICIALI.
La scuola pubblica è un bene di tutti.
La scuola pubblica cade a pezzi: crollano i soffitti, non ci sono soldi (circa 8 miliardi di euro in meno in tre anni)- neanche per le fotocopie o la carta igienica -, 150.000 docenti buttati fuori, lo stipendio di un docente italiano è tra i più bassi nei paesi occidentali.
A ciò si aggiunge una campagna di stampa denigratoria martellante: i docenti sono accusati a giorni alterni di essere fannulloni o incompetenti.
Ci si aspetterebbe dal proprio Presidente del Consiglio almeno rispetto e riconoscenza per chi, come noi insegnanti, senza risorse, senza sostegni, armati solo della nostra pazienza, dell’amore per il nostro lavoro e per i nostri allievi, della nostra dignità, lavoriamo tutti i giorni in totale solitudine, essendo spesso sul territorio l’unico presidio per dei giovani esposti al rischio della dispersione,del disagio, della precarietà, della tossicodipendenza.
Ci siamo abituati –amaramente- a non aspettarci medaglie al merito! Nessuna forma di riconoscimento. Bene. Ma c’è un limite a tutto. Il nostro Presidente del Consiglio dice che il nostro lavoro nelle scuole è pericoloso, noi “inculchiamo” valori e idee diverse dal quelle giuste...
Diciamola tutta: il Presidente ha ragione. La scuola pubblica è pericolosa, pericolosissima, perché è pluralista, perché non è la scuola di un partito, di una filosofia, di una religione, perché è la scuola di tutti, che accoglie e rispetta anche chi la pensa diversamente o professa un’altra religione o nessuna religione, o chi viene dai paesi lontani, o chi è affetto da disabilità, in una parola è la scuola disegnata dai padri costituenti: in quell’articolo, che Piero Calamandrei nel suo celeberrimo discorso sulla scuola pubblica definì il più importante della nostra Costituzione, l’ art. 34 è scritto: “La scuola è aperta a tutti. I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.
Piero Calamandrei definì la scuola pubblica “organo costituzionale”, “perché solo essa può aiutare a scegliere, essa sola può aiutare a creare le persone degne di essere scelte, che affiorino da tutti i ceti sociali”. Seminarium rei publicae, palestra di libertà e presidio della democrazia, la scuola pubblica è un organo costituzionale ed è un bene di tutti. Se ci sono, come ci sono, carenze o problemi o aspetti da ripensare riformare migliorare o correggere, dobbiamo garantire il nostro impegno come cittadini per lavorare su queste questioni.
Ma non è possibile, non è accettabile, non è tollerabile che il Presidente del Consiglio continui a parlare in questi termini.
Come insegnanti e come cittadini chiediamo le scuse ufficiali del Presidente del Consiglio on. Silvio Berlusconi per le esternazioni pubbliche fatte sulla scuola pubblica italiana.